2022: L’Europa en marche?

Antonia Carparelli

Un altro anno si chiude all’insegna delle ferite e delle divisioni create dalla pandemia, con un’Europa alle prese con la quarta ondata e con le nubi che si addensano sulla ripresa economica: crisi energetica, ripresa dell’inflazione, strozzature nell’offerta di materie prime e di componenti essenziali per alcuni settori produttivi, carenze di manodopera in settori chiave. L’Unione europea è impegnata in questa difficile navigazione a vista, in cui si tratta di far fronte ai venti contrari senza perdere di vista i vincoli e gli obiettivi di lungo periodo, come quelli della doppia transizione climatica e digitale. E soprattutto si tratta di affrontare i molti conflitti interni che costituiscono altrettanti ostacoli al processo di integrazione.

Il primo gennaio del 2022 prende avvio il semestre di presidenza francese dell’Unione, che succede alla presidenza slovena. Intorno alla presidenza francese ci sono aspettative molto elevate, sia perché coincide con un lavoro istituzionale su dossier molto sensibili, sia per il peso che ha la Francia nell’orientare i processi europei, sia per il forte afflato europeo del Presidente Macron, di cui tutti ricordano il memorabile discorso della Sorbona del settembre 2017.

Emmanuel Macron ha dato un’anticipazione del programma della presidenza francese in una lunga conferenza stampa del 9 dicembre, sintetizzando così il messaggio di fondo: «Dobbiamo passare da una Europa della cooperazione all’interno delle nostre frontiere ad una Europa potente nel mondo, pienamente sovrana, libera nelle sue scelte e padrona del proprio destino».

Ha poi illustrato i tre grandi assi del programma:
1. dare forma e sostanza alla sovranità europea (protezione delle frontiere, difesa comune, gestione della migrazione;
2. costruire un nuovo modello europeo di crescita (sostenibilità climatica, digitale, equità sociale, regole di bilancio, tassazione);
3. promuovere un’Europa «a misura d’uomo» (democrazia, cultura, valori, conferenza sul Futuro dell’Europa).

Per ciascuno di questi assi il premier francese ha fornito una dettagliata descrizione delle priorità a cui lavorerà la presidenza francese, insieme alle istituzioni europee e agli altri stati membri.

Un elenco molto nutrito, nel quale spiccano dossiers che sono tanto complessi e spinosi quanto vitali per il futuro dell’Unione:  dalla protezione delle frontiere a una nuova politica sulla migrazione; dalla revisione delle regole fiscali all’unione bancaria e del mercato dei capitali; dalla salvaguardia degli investimenti e della capacità produttiva al meccanismo di correzione del carbonio alle frontiere; dal salario minimo europeo alla legislazione sulla trasparenza salariale; dal mercato interno nel settore digitale alla tassazione dei giganti del web, e non solo.

Si tratta in larga misura di questioni che sono da mesi, quando non da anni, sull’agenda delle istituzioni europee. Come pure lo è l’avanzamento dell’Europa della difesa, che figura tra gli obiettivi più qualificanti della presidenza francese, e a cui sarà dedicato un apposito vertice dei capi di stato e di governo a marzo prossimo.

Più nuova è l’enfasi sull’Europa a «misura d’uomo», che nel programma della presidenza francese ha un respiro e un grado di ambizione che evocano significativamente i toni e i contenuti del discorso della Sorbona. Nella visione di Macron, costruire un’Europa a misura d’uomo significa non soltanto rafforzare l’impegno alla difesa dello stato di diritto e dei valori democratici e umanistici, ma anche e soprattutto dar vita a uno slancio riformatore radicato nelle aspettative dei cittadini. Una serie di importanti iniziative culturali dovrebbero puntellare questo afflato riformatore: dall’avvio di un grande progetto scientifico sulla storia europea, a un vertice delle Università europee, alla creazione di un’Accademia d’Europa. La Conferenza sul futuro dell’Europa, che termina a maggio prossimo, dovrebbe essere il punto di partenza di un disegno rifondatore che «potrà spingersi fino a una riforma dei nostri trattati».

Macron parla in primo luogo ai potenziali «rifondatori dell’Europa»: alle istituzioni europee, al nuovo governo tedesco di Olaf Scholz, all’Italia di Mario Draghi (con la quale ha appena sottoscritto il Trattato del Quirinale), alla Spagna di Pedro Sanchez, e a tutte le forze europeiste capaci di sostenerlo. Ma parla anche e soprattutto agli elettori francesi, perché il 10 e il 24 aprile ci saranno in Francia le elezioni presidenziali, e al momento circa la metà dei francesi non ha ancora deciso come voterà. Come già aveva fatto nel 2017, per vincere la contesa elettorale, Macron scommette su un programma che pone al centro la missione europea della Francia e un’idea potente dell’Europa. Una visione che ha pagato cinque anni fa, ma la partita della primavera prossima è ancora da giocare.

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