Russia: Vedomosti in protesta

L’emergenza dovuta alle restrizioni della libertà di espressione in alcuni paesi andava a pari passo con quella sanitaria dovuta al Covid 19. Determinati processi di sorveglianza e controllo del pensiero critico già individuati in passato, con la pandemia si sono semplicemente accelerati. Come se tutto fosse diventato, all’improvviso, più chiaro e determinate definizioni più precise che mai. Come quella delle democrature: democrazie agli occhi dell’Occidente, autocrazie all’interno dei propri confini domestici.

La nostra prima tappa riguardava i casi dell’Ungheria e della Serbia. Ci spostiamo ancora verso l’est per seguire una protesta che ci porta all’interno delle redazioni di uno dei più famosi giornali economici della Russia, Vedomosti. Si protestava a causa della sempre più crescente restrizione della libertà di espressione all’interno del giornale dopo il cambio dei vertici avvenuta a fine marzo.

Per capirne di più abbiamo parlato con Maxim Tovkaylo, ex caporedattore di Vedomosti.

Vedomosti esiste dal 1999 con la collaborazione del Financial Times e del Wall Street Journal, e rappresentiamo l’eccellenza del giornalismo russo. A marzo abbiamo saputo che il proprietario voleva vendere il giornale a due investitori: Konstantin Zyatkov e Aleksey Golubovic, l’ex collaboratore dell’azienda petrolifera Yukos, guidata dal governo russo. Questi due hanno iniziato a dirigere il giornale nominando Andrey Shmarov come nuovo caporedattore. All’incontro con la redazione, Shmarov ci ha dato alcune brevi direttive: sosteneva che non c’era nulla di male se i proprietari del giornale facevano qualche modifica o richiesta. Questa sua posizione si è rafforzata nel corso delle due settimane successive quando Shmarov ha tolto dal sito web un editoriale critico nei confronti di Igor Sechin, l’amministratore delegato di Rosneft, e ci ha impedito di scrivere sulle ricerche sociologiche pubblicate da un centro di ricerca indipendente, Levada, spesso non gradito al governo. A quel punto la redazione ha protestato, sostenendo che il signor Shmarov limitava la libertà di espressione e che a quel punto qualsiasi funzionario avrebbe potuto dettare ai giornalisti cosa scrivere sul giornale.

Già da un mese il nostro giornale non viene stampato a causa del coronavirus. I giornalisti continuano però a lavorare per la versione online che funziona al 100%. Lavorare in conflitto con il proprio caporedattore non è facile, ma cerchiamo di non tradire i nostri lettori e continuiamo a offrire informazioni accurate. Speriamo che i vertici e il governo sentiranno l’appello della redazione e si rendano conto che le mosse del direttore sono incettabili e che la censura in Russia è vietata per legge.


Eravamo famosi per i nostri alti standard di indipendenza e affidabilità dell’informazione. La reputazione è l’aspetto più importante del nostro giornale. In seguito all’annessione della Crimea, i mezzi di comunicazione in Russia erano diventati molto più aggressivi di prima e il controllo sui media era maggiore. Ma Vedomosti era riuscito a mantenere la sua indipendenza. La condizione economica nella quale si è trovato il giornale ha portato anche a indebolire l’indipendenza della nostra redazione. Però i problemi finanziari della testata non possono essere la ragione per distruggerla e censurarla.

Il nostro obiettivo è quello di salvaguardare la politica della redazione che deve rimanere indipendente dal Cremlino o dagli alti poteri aziendali. Vedremo cosa succederà. A causa del coronavirus cambierà il mondo, l’economia e i mercati. Cambierà anche il modello di business di Vedomosti. Ma ripeto, questo non può essere il motivo per distruggere gli unici media indipendenti in Russia.


Maxim Tovkaylo è stato il caporedattore di Vedomosti. Da alcune settimane non lo è più. La vendita del giornale è stata rimandata. Nonostante le proteste della redazione, il nuovo proprietario del giornale Ivan Eremin, ha deciso di mantenere come caporedattore Andrey Shmarov.

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