50 sfumature di nero

Cinquanta, come il fatidico numero individuato nel primo decreto legge del governo di Giorgia Meloni, nero come il colore prevalente dell’abbigliamento scelto da chi invade «terreni o edifici per raduni pericolosi», nero come colore unico di chi frequenta Predappio per ricordare Benito Mussolini.

Neri diversi, sfumature di nero.

Alla prima occasione il nuovo governo italiano, in carica da pochi giorni, segna già il passo.

Utilizzare due pesi e due misure non è un buon biglietto da visita. Certo, il decreto legge che punisce fino a sei anni «L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica…» (Estratto dal decreto legge 162 del 31 ottobre 2022), sarà modificato perché all’interno della stessa maggioranza ci sono pareri discordanti, ma non è un buon inizio.

Sul tema si sono già espresse persone competenti che hanno evidenziato la genericità di alcuni passaggi del decreto che aprirebbe, tra le altre cose, la strada a pericolose derive autoritarie. Vignette satiriche, editoriali, un’onda lunga sta attraversando il web e dunque ognuno è in grado di farsi un’idea di ciò che sta accadendo.

Riporto indietro l’orologio al 6 settembre del 1962. Pier Paolo Pasolini scriveva sul numero 36 della rivista Vie Nuove: «L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo. Essere laici, liberali, non significa nulla, quando manca quella forza morale che riesca a vincere la tentazione di essere partecipi a un mondo che apparentemente funziona, con le sue leggi allettanti e crudeli. Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società».

Il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole lo liquiderei senza nemmeno commentarlo, mi concentrerei piuttosto sul fascismo come normalità, come edificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società.

Quest’ultimo aspetto è preoccupante, mellifluo, viscido e pericoloso.

Lo è a maggior ragione in un momento politico in cui nel parlamento italiano convivono almeno tre opposizioni che non dialogano tra loro, anzi che si fanno, costantemente, la guerra. La dimostrazione plastica l’abbiamo avuta con l’intervento di Matteo Renzi sul voto di fiducia al governo Meloni. Il già segretario del Partito Democratico ha utilizzato la quasi totalità del suo tempo per parlare contro il Partito Democratico e la parte residuale per parlar d’altro. Movimento 5 Stelle e Partito Democratico hanno smesso di parlarsi dalla caduta del governo Draghi.

Essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità richiede uno sforzo immane e comune. Non può riuscirci la politica da sola, non possono riuscirci i cittadini e le cittadine da soli.

C’è la necessità di un cambio di paradigma e di una sorta di Costituente progressista che chiami in causa tutti e tutte e che chiunque si ritiene in grado di dare un contributo in questa direzione faccia un passo in avanti. C’è bisogno soprattutto che le nuove generazioni si rendano protagoniste di un cambiamento di cui non si può più fare a meno.

Nella carta costitutiva di questa rivista c’è scritto: «Essere consapevoli che Pagina ’21 è la rivista della Fondazione Giuseppe Di Vagno che affonda le sue radici nel socialismo italiano che si è sempre battuto per la giustizia sociale e la democrazia».

Ripartire da qui, giustizia sociale e democrazia.

«La situazione politica in Italia è molto grave ma purtuttavia non è seria», scriveva Ennio Flaiano in Diario Notturno, è giunto il tempo che torni ad essere seria.

Un’ultima annotazione sulla competenza.

La lista dei sottosegretari e dei viceministri ha sollevato perplessità in molti commentatori politici, così come la stessa lista dei ministri. Il tempo della campagna elettorale e delle parole per le parole è finito, siamo in un momento diverso. Al netto delle scelte di parte, questo è un governo di destra che ha già fatto e continuerà a fare scelte di destra, serve competenza per le scelte da fare in politica economica, del lavoro e culturali. Già dalla legge finanziaria capiremo l’aria che tira.

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