«Tutta la nostra vita – diceva uno dei più grandi matematici del Novecento, Bruno de Finetti – è immersa nell’incertezza: nulla, all’infuori di ciò, si può affermare con certezza».
L’incertezza è spesso una conseguenza della complessità.
E qui si pone un problema. La maggior parte dell’umanità cerca di galleggiare sulla superficie di un mare di fenomeni complessi senza possedere alcuno strumento di comprensione e forse senza neanche averne la voglia di cercare gli approfondimenti necessari.
Eppure, nella vita delle scelte si devono continuamente fare, per cercare di dirigersi dove si vorrebbe andare invece di lasciarsi trascinare da una corrente incomprensibile.
L’incertezza ha tante facce, da quelle più familiari ad altre che sfuggono all’esperienza ordinaria e persino alla nostra immaginazione.
La dimostrazione più lampante della incomprensione del concetto di incertezza è quella di cui vediamo oggi le conseguenze. Si chiede alla scienza di dare risposte senza dubbi forse travisando il senso di scienza esatta. L’esattezza ha dei limiti e porta con sé inevitabilmente un margine di errore.
Lo strumento necessario e potente che abbiamo a disposizione per cercare di valutare questo errore ineluttabile è la probabilità, il cui concetto si è perfezionato nel corso dei secoli.
Questa è la chiave per orientarsi nel mondo complesso in cui viviamo. La sua definizione è estremamente semplice e forse molto poco conosciuta. Non pensate ai dadi o alla roulette, casi limite e troppo semplici per aiutare a orientarvi nel mare tumultuoso della complessità, ma piuttosto alla capacità di poter prendere una decisione utilizzando tutte le informazioni che avete sapendo anche che alcune non le avete. La grande intuizione dell’abate Thomas Bayes nel diciottesimo secolo.
E poi accettate serenamente che le cose possano andare anche in modo diverso da come avevate immaginato in base alla vostra scelta perché ogni previsione ha un margine di errore e dentro quel margine quello che accade è legittimo e non figlio di una volontà superiore perversa e inesistente!
Il Covid dovrebbe aver insegnato a molti, ma forse non è così, che la pandemia di numeri che ci viene fornita ogni giorno senza una analisi corretta del loro significato è solo confusione che, in assenza di una capacità matematica di elaborazione, ci può portare a pensare il contrario di quello che è il vero messaggio contenuto in quei dati.
I giornali tendono sulla strada della pubblicazione a spogliare i numeri di tutto quello che servirebbe a una corretta interpretazione. Alla fine, quello che fa notizia è il singolo deceduto il giorno dopo essersi vaccinato.
La scienza ha il compito fondamentale di dare un senso alle tante facce dell’incertezza. Dice Edgar Morin «conoscere e pensare non è arrivare a una verità assolutamente certa, è dialogare con l’incertezza».
Al Palazzo delle Esposizioni a Roma una mostra tenta un dialogo complesso tra arte e scienza, e in una delle sue sezioni, Incertezza, prova a far viaggiare il visitatore nel mondo delle misure e degli errori, tra quelle che dipendono dalla bontà dei vostri strumenti e quelle previsioni che dipendono dall’evoluzione caotica di processi complessi come le previsioni del tempo.
L’insormontabile vincolo sulla conoscibilità del mondo nelle sue stesse fondamenta, la meccanica quantistica dove il determinismo muore e la probabilità regna sovrana.
Ma la mostra è più di questo. Tenta di legare l’evoluzione della Scienza dal passato a oggi in un settore storico La Scienza di Roma ed esplora le realizzazioni artistiche che traggono ispirazione dal confronto con la Scienza e che ha il titolo evocativo di T con Zero.
Non c’è interpretazione del presente senza sapere come ci siamo arrivati e non c’è speranza per un mondo dove la fantasia dell’artista non si confronti con la sua realtà.