Aizo e i ragazzi del liceo Majorana-Laterza

Come nasce un magazine? Quale valore può avere un magazine sulle emozioni?

Progettare un magazine sulle emozioni è stata una bella sfida che ha comportato la costruzione di un tempo-spazio della scuola sovrapponibile a quello tradizionale. Ha rappresentato un luogo di scambio, di intersezioni ed elaborazioni scritte che inizialmente sembravano non avere una direzione. L’opportunità di operare una trasformazione delle esperienze in conoscenze, delle conoscenze in vissuti in cui la scrittura e la produzione di podcast e filmati hanno messo in campo tutta la nostra creatività e fantasia, ha dato slancio a nuove sinergie relazionali, facendo emergere nuove attitudini e spazi per dire chi siamo, per misurare il mondo con la nostra capacità decodificarlo e di veicolare valori e interessi.

La redazione è stata composta da un gruppo di ragazzi che, oltre a scrivere, si è occupata di rimettere ordine anche attraverso l’utilizzo di alcune piattaforme che hanno reso il lavoro grafico ed editoriale più semplice. Scegliere i colori, i simboli, le gradazioni, le impaginazioni, elaborare un indice e la copertina!

Alcuni si sono occupati di elaborare un progetto grafico, altri di lavorare su una copertina che fosse in sintonia con l’argomento. Una nostra compagna ha scelto di disegnare una testa di donna da cui sbocciano fiori, germogli di emozioni che danno direzione alle nostre vite. Il giallo come la gioia, il viola come la paura, il rosa come la gratitudine. Questi i colori che hanno attraversato il nostro magazine.

Le emozioni ci travolgono, stravolgono e sconvolgono. È inevitabile: parlano di noi. Di noi ragazzi, di adulti, bambini e uomini di ogni tempo. Aizo. A caccia di emozioni tratta proprio di questo, ma è anche tanto altro: spazia dalla filosofia alla letteratura, dall’arte alla musica, alla poesia, dal passato all’attualità. È un magazine di contaminazioni. Chiunque lo legga si rispecchia in ciò che è scritto, almeno in un articolo, in una canzone, in un podcast. Perché le emozioni investono tutti, nessuno escluso.

Questa è la ragione per cui noi ragazzi della IV AC del liceo Majorana-Laterza di Putignano abbiamo deciso di partecipare al concorso indetto dalla Mondadori, Le parole che siamo, le emozioni che proviamo, accompagnati e supportati dalle professoresse Antonietta Russo e Elvira Rochowansky. In realtà è nato tutto per caso. Semplicemente ci siamo imbattuti in quest’opportunità, un’occasione da non perdere per esprimere al meglio noi stessi. D’altra parte, avendo già letto l’appassionante libro di Ilaria Gaspari, Vita segreta delle emozioni, questa tematica non ci era del tutto estranea.

Così eccoci qui, a scrivere la storia di come questo progetto ha preso vita. Per raccontarci non abbiamo fatto ricorso solo a grafiche e articoli, ma anche a podcast e interviste che impreziosiscono il nostro magazine, per questo definibile come multimediale. Lo abbiamo pensato come se fosse diviso in due parti: una prima sezione più narrativa, di riflessioni sull’attualità (questioni di identità di genere, problemi ambientali o di integrazione…); una seconda che abbiamo intitolato Dreams have no title e che ci ha coinvolto in maniera più diretta, laboratoriale ed anche fisica.

Abbiamo realizzato interviste alla scrittrice Francesca Palumbo e alla filosofa Ilaria Gaspari, a docenti e ragazzi della nostra stessa scuola. Abbiamo partecipato ad un laboratorio di scrittura autobiografica. Da un giorno all’altro ci siamo improvvisati giornalisti: abbiamo scritto, raccogliendo tutte le nostre idee. I colori e i simboli, in questo, sono stati nostri grandi alleati, ognuno con il suo significato: il giallo, che anche per Van Gogh rappresentava la felicità, sfuggente come un palloncino; il viola, sinonimo della paura provata di fronte a un temporale che rende il terreno sempre più fertile; il rosa, indicante la gratitudine, sentita ogni volta che qualcuno ci fa dono di un fiore, magari di una rosa.

Ma ancor prima che le singole pagine, questi colori vivificano la copertina, che ritrae un capo dal quale spuntano dei fiori non a caso gialli, viola e rosa. Sopra, il titolo: Aizo. A caccia di emozioni.

Ma cosa significa aizo? Perché è il titolo del nostro magazine?

«Odio e amore» direbbero i giapponesi, concentrando in una sola parola significati che altre lingue mantengono separati. Abbiamo, dunque, scelto questo termine nel tentativo di conciliare le molteplici sfumature delle emozioni in un solo e unico vocabolo. L’uso delle parole è importante e per questo ci siamo affidati anche a parole prese in prestito da altre lingue, anche quelle antiche, per esprimere le emozioni che in italiano «non so dire». Augenblick è nella lingua tedesca il momento magico, felicità perfetta e non c’è un equivalente in italiano.

Così descritto, il nostro magazine potrebbe sembrare fine a se stesso, ma così non è. Nel realizzarlo, infatti, abbiamo provato a tirare fuori tutto quello che, altrimenti, avremmo continuato a tenerci dentro. Questo lavoro è stato terapeutico: ci ha aiutati a crescere e a capirci, a sentirci parte di un gruppo coeso, è per questo che crediamo vada letto. Perché tutti possano trovare uno stimolo, un appiglio, una guida per imparare a conoscersi e comprendersi. Perché in un mondo come il nostro, dove tutto corre, dove tutto è in costante movimento, imparare a concederci del tempo non è affatto scontato, sebbene sia giusto e doveroso farlo. Il magazine non pretende di trasmettere verità assolute, soluzioni definitive alle difficoltà della vita: non esistono.

La musica è stata la colonna sonora del nostro lavoro, che riporta in ultima pagina una playlist delle canzoni che scandiscono le nostre emozioni.

Ci piace ricordare un’immagine contenuta in un articolo riguardante Noemi Lakamer, artista costretta a vivere su una sedia a rotelle. Il desiderio di guardare la vita da un’altra prospettiva l’ha convinta a farsi legare da ventimila palloncini e a spiccare il volo per la prima volta, per superare la paura di essere felici.

Sentirsi sempre un po’ come sospesi per vincere le difficoltà, senza limitare le proprie possibilità.


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