Bomber epico e gentile

Auguri per i tuoi 79 anni, portati con dignità, da infinito hombre vertical, Gigi Riva, simbolo di un calcio generoso e romantico, composto da principi della zolla, da chi sapeva mantenere, senza farsi catturare dalle sirene del denaro, la parola data. Con i tuoi gol e le tue prodezze, hai firmato lo scudetto più abbagliante, epico, affascinante della storia del nostro calcio: quello del Cagliari nel 1970.

E la Sardegna diventò il centro di un universo, non soltanto sportivo, ma sociale e culturale. Finiva il tempo dell’isola abbandonata anche se aveva dato all’Italia l’unica, per ore, scrittrice Premio Nobel per la Letteratura: Grazia Deledda nel 1926.

Anche Riva, arrivando da ragazzino a Cagliari, da Leggiuno, in provincia di Varese, fu subito colto da timore e tremore, «ma dove sono finito?».

Quella sensazione di disagio durò un attimo, un barbaglio, un sospiro. Gigi vive tuttora nella sua città d’adozione, avvolto dal rispettoso affetto di tutti i sardi.

Il suo sinistro era potente e preciso, il suo coraggio indomito, malgrado i gravi infortuni, Gianni Brera lo soprannominò Rombo di Tuono, per i sostenitori del Casteddu continua a essere Giggirriva. In tante case della Barbagia la sua foto, sui comodini, è posta accanto a quella dei cari defunti e dei santi, «Perché è un uomo buono».

I banditi sardi, nella stagione del trionfo, abbandonavano i covi per andare in curva, sfidando il rischio reale di venire catturati: ma come si faceva a non ammirare Riva segnare in rovesciata o con quelle sue micidiali punizioni?

Mio figlio Santiago, cresciuto nella gozzaniana campagna canavesana, è tuttora un acceso tifoso del Cagliari, grazie alla ninnananna su Rombo di Tuono cantata dai nonni materni sardi, Pietro di Tiana e Grazia di Teti, quando era bambino. Nel 2014 gli ho fatto conoscere quel suo campione da favola. Fu un incontro bellissimo, tra due mancini: «Santi, storti sono gli altri non noi».

Gigi per amore della Sardegna disse sempre no alle lusinghe della Juventus bonipertiana. Ed è lui, con 35 gol, il miglior bomber azzurro, campione d’Europa nel 1968 a Roma e vicecampione del mondo nel 1970 in Messico, dietro al Brasile di Pelé.

Sì, buon compleanno fuoriclasse amato da tutti, eroe epico e gentile.

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