Buon compleanno capitan Salgari, Padre degli Eroi

Darwin Pastorin

Il 21 agosto 1862 nasceva, a Verona, Emilio Salgari, il Padre degli Eroi, lo scrittore che, rimanendo chiuso in una stanza e restando ore e ore in biblioteca, inventò, per generazioni e generazioni di giovani, l’avventura: in giungle e oceani, praterie e foreste. Morì, suicida, a Torino il 25 aprile 1911, travolto dai suoi deliri, dalle sue fatiche, dalle sue ossessioni, da editori che lo tallonavano giorno dopo giorno, fino a portarlo a «spezzare la penna». Ma per molti di noi resterà il narratore di Sandokan e del Corsaro Nero. La cultura italiana dovrebbe recuperare Salgari e rendergli, dopo tanta e assurda dimenticanza, giustizia. Noi ci siamo, con la nostra bandiera. A Capitan Salgari dedico questo racconto con protagonista il Corsaro Nero.

Camminavo lungo corso Casale, a Torino. Era un giorno d’autunno, ma pareva, alla Gozzano, una menzogna primaverile. Un tenue sole brillava e i raggi, come piccole perle, si riflettevano sulle acque limacciose del Po. Avevo i miei quotidiani sotto il braccio e cercavo un bar dove andare a leggerli. Poi, vidi una panchina vicino alla Chiesa della Madonna del Pilone. C’era solo una persona seduta, avvolta in una grande mantello nero. La testa china. Mi sembrava, come dire, rassegnata. Decisi di sedermi, feci un breve cenno di saluto a quell’uomo e presi in mano, per cominciare, la Repubblica. La prima pagina dedicata, in apertura, alla sarabanda della politica italiana. Solita solfa. Sentii un mormorio. Quell’uomo, al mio fianco, aveva detto qualcosa. «Scusi…».

Si voltò, lentamente. Aveva gli occhi scuri che mandavano lampi vivaci, la barba corta, ricciuta, il volto pallido, bianco, un’espressione malinconica…

Lo osservai bene e no: non potevo crederci. Mi sembrava impossibile…

Evidentemente non sono uscito di casa, sto ancora dormendo, è un sogno. Sto sognando, proprio come mi capitava da bambino, il Corsaro Nero. Figuriamoci. È la mia fantasia. La mia accesa fantasia salgariana.

Senta, non voglio disturbarla… Ma lei assomiglia, ecco, non mi prenda per matto, assomiglia al Corsaro Nero! Non si metta a ridere. Ma io sono un, ormai antico, estimatore di Emilio Salgari.

L’uomo si coprì la faccia con le mani.

«Emilio, Emilio caro, mio Capitano… Avevo bisogno di tornare qui… Di rendergli omaggio: perché te ne sei andato, perché?», le parole uscivano a stento, come soffocate.

Anche il mio volto diventò bianco. O, almeno, così lo immaginai. Non sentivo più i polsi, avevo come un senso di vertigine… Vicino a me c’era proprio lui, il Conte di Roccabruna e Signore di Ventimiglia e di Valpenta: il Corsaro Nero! Non mi sembrava nemmeno troppo invecchiato…

Lei è stato un mio mito. Ho letto e riletto le sue storie, e le ho declamate anche a mio figlio Santiago quando era bambino, e di lei parlo spesso con due salgariani di ferro: Vittorio Sarti e Claudio Gallo.

«Sì, sì, lo so… Lei come tanti altri, moltissimi altri, in tutto il mondo… Sono stati fatti film, documentari, fumetti, tesi di laurea su di me… Ma io sono morto quando è morto lui, il mio vero e unico padre: Emilio Salgari… Proprio qui vicino decise di porre fine alla sua vita, distruggendo la mia, le nostre, di tutti gli altri suoi personaggi… S’immagini: ho visto disperarsi anche Wan Guld. Ho provato, persino, l’istinto di abbracciarlo. Ma mi è tornata in mente Honorata e l’ho sfidato a duello… Ma non è servito a niente, Emilio aveva deciso di dire addio a tutto e a tutti , buoni e cattivi, giusti e vigliacchi… Certo, noi restiamo tra le pagine. Ma senza il suo conforto. Senza la possibilità di nuove storie, di combattere ancora. Siamo fantasmi, ecco cosa siamo».

Conte, voi siete eterni, non come noi semplici umani, come me e come Emilio Salgari. In questo momento, in chissà quale anfratto della nostra terra, un ragazzino sta ‘facendo’ il Corsaro Nero, con una spada di legno.

«Non mi consola… E dovrebbe vedere Carmaux e Wan Stiller: distrutti. Per non parlare di Jolanda e Morgan. Così, mi è venuta voglia di venire qui a Torino. Per rendergli omaggio e dirgli ancora grazie… Tra l’altro, qui, su questo fiume, navigano navi pirata? Potrei rendermi utile in caso di necessità, sono ancora in grado di incrociare la mia lama con qualche filibustiere».

Non si preoccupi, Conte. È tutto sotto controllo… Stasera leggerò qualche pagina delle sue avventure, mettendo per un attimo da parte il mio Hemingway.

«Grazie… È tempo di andare, ho appuntamento con Moko. La saluto, e scusi lo sfogo».

Grazie a lei, Corsaro Nero. E grazie al nostro Emilio. Arrivederci e….

«E?».

Non pianga più, per favore.

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