Nessuno si scandalizzi se il primo appuntamento del nuovo anno con questa rubrica dedicata al cinema richiama l’attenzione su un film apparentemente insignificante, Cortina Express.
Il film, diretto da Eros Puglielli con qualche volto noto tra gli interpreti (Lillo, Christian De Sica, Isabella Ferrari) non è un capolavoro (ma questo era scontato), non è divertente (in un’ora e mezza riesce a strappare non più di due risate), non ha fatto grandi incassi. Tuttavia, rischia di entrare nella storia del cinema italiano. Segna infatti in maniera evidente e definitiva l’esaurimento di un filone cinematografico che ha rappresentato un fenomeno importante dal punto di vista economico e del costume, il cosiddetto cinepanettone.
Il film dedicato alle vacanze invernale e proposto in quel periodo assai propizio per il consumo di cinema nelle sale è stato per decenni un punto fermo nella produzione nazionale. Sul piano della qualità la sua crisi era in atto da tempo: dopo un inizio scoppiettante, il mitico Vacanze di Natale vanziniano del 1983, denso di satira di costume le cui battute irriverenti si citano ancora oggi, e dopo qualche offerta leggera e divertente, come Vacanze di Natale ’90 di Enrico Oldoini, il filone si era perso tra macchiette dejà vu, situazioni pecorecce e ripetitive, battute grevi.
Due cose tuttavia non mancavano, oltre agli incassi. Restava vivo qualche riferimento alle mode turistiche che portavano i nostri eroi dalle montagne alpine ai Caraibi, sul Nilo, a New York, a Miami e via via là dove sembrava più in trascorrere le vacanze invernali. E sopravviveva un vago, vaghissimo, spunto di satira sociale giocato sul contrasto tra veri ricchi e arricchiti, signori e burini.
In Cortina express si è perso anche questo. Il luogo alla moda non esiste, Cortina è solo un posto dove tutto è caro. Quanto alla distribuzione della ricchezza non è forse trascurabile il dettaglio che attribuisce un vero patrimonio, illimitato e sempre disponibile solo a dei russi, violenti, mafiosi, e anche un po’ stupidi ma terribilmente ricchi. Il resto è una storia di piccole truffe famigliari, di inganni a fin di bene, di buoni sentimenti, di amori giovanili e meno, tutto consumato in un grande costoso albergo.
Più che nella scia del cinepanettone, della cui fine, sia chiaro, non c’è motivo di dolersi, pare di essere tornati alle storie un po’ scombinate di truffe, scambi di persona e travestimenti che tanti anni fa avevano come protagosnista Totò. Ma senza Totò.