La pubblicazione della carta delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale delle scorie e rifiuti radioattivi (CNAPI) avvenuta lo scorso 5 gennaio, ha generato un’ondata di proteste in tutto il nostro Paese.
L’indignazione trae origine dal fatto che la determinazione della carta, tenuta incomprensibilmente segreta nei cassetti degli uffici dei Ministeri dal 2015, era stata elaborata senza informare le popolazioni dei luoghi interessati. Se la divulgazione dei siti, ha colto di sorpresa associazioni ecologiste, cittadini e rappresentanti delle comunità locali, altrettanto non si può dire per la politica, che in questi giorni ha manifestato uno sdegno tanto stucchevole quanto tardivo. Infatti, da quanto si apprende, la bozza della carta era stata già discussa in conferenza Stato-Regioni-Autonomie Locali all’inizio di agosto del 2019, con il governo giallo-verde in piena crisi.
In quella seduta, la conferenza unificata aveva esaminato il programma e i criteri relativi all’individuazione delle aree potenzialmente interessate dallo stoccaggio radioattivo, così come il decreto proposto dai Ministeri per l’Ambiente e per lo Sviluppo Economico, ed espresse il suo parere obbligatorio, ma non vincolante con la contrarietà unanime delle Regioni e l’assenso dell’ANCI (associazione nazionale comuni italiani) e dell’UPI (unione provincie italiane).
Successivamente il premier Conte firmava il decreto, che veniva in seguito pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dello Stato Italiano del 11 dicembre 2019, senza che nessuna comunità locale fosse stata informata della decisione. Una decisione poco trasparente che alla pubblicazione della mappa dei siti individuati, ha trovato la contrarietà specialmente delle regioni meridionali, Puglia e Basilicata su tutte.
In Puglia, le ragioni della protesta sono da imputare all’inserimento dei territori di Altamura e Gravina in provincia di Bari e del comune Laterza in provincia di Taranto tra le 67 aree potenzialmente ritenute idonee in tutto il Paese ad ospitare i depositi radioattivi.
Secondo le comunità locali supportate dalle associazioni ambientaliste, le aree pugliesi individuate dalla Società Statale Responsabile Dello Smantellamento Degli Impianti Nucleari Italiani e della Gestione e Messa In Sicurezza dei Rifiuti Radioattivi (SOGIN) oltre ad essere areali a vocazione di pregiate produzioni cerealicole riconosciute in tutto il mondo, rappresentano da secoli un immenso patrimonio naturalistico, geologico, enogastronomico, storico-archeologico incompatibile con qualsiasi progetto di deposito di materiale radioattivo. Inoltre, il territorio del comune di Laterza è compreso nel Parco regionale delle Gravine, una zona sotto tutela per la presenza di habitat di numerose specie protette, un vero e proprio scrigno di biodiversità vegetale e animale. Mentre le aree appartenenti ai due comuni baresi ricadono in una Zona Speciale di Conservazione della Rete Natura 2000 e risultano parte integrante dell’importante Parco Nazionale dell’Alta Murgia, un territorio addirittura candidato a Geoparco dell’UNESCO.
Certamente la terra di Puglia, già peraltro martoriata da ILVA, TAP e Xylella non merita di diventare anche una pattumiera radioattiva, ma oggi non basta solo la protesta e la mobilitazione al fine di ottenere magari per i territori pugliesi una classificazione A2, inferiore a quell’A1 di alcuni siti laziali e piemontesi, per ritenersi fuori dal problema.
Il dilemma del dove collocare le scorie radioattive civili e ospedaliere si ripresenterà presto nel nostro Paese, pertanto istituzioni, comunità locali e associazioni ecologiste devono trovare il modo di cominciare a informarsi e confrontarsi sulla faccenda per arrivare ad una soluzione limpida, condivisa e rispettosa dell’ambiente.
Oggi il futuro del genere umano sulla terra è in pericolo, il pianeta è afflitto da inquinamento, surriscaldamento e pandemie, pertanto dobbiamo cambiare i nostri insostenibili stili di vita. Così come dobbiamo avere il coraggio di affrontare alcune questioni tra le quali quello dell’allocazione delle scorie con serietà, senza mai più secretare decisioni che riguardano milioni di persone e neanche essere infantili prigionieri della sindrome di Nimby. È arrivato il momento della partecipazione e decisione.