Europa, ripartire dal manifesto di Ventotene

«La via da percorrere non è facile, né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà», con queste parole Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni chiudevano la riflessione sul Manifesto di Ventotene che prefigurava la assoluta necessità di istituire una federazione europea dotata di un parlamento e di un governo democratico, con poteri reali in alcuni settori fondamentali come economia e politica estera per sostenere, in nome della pace, della solidarietà, della libertà, della eguaglianza e della giustizia, valori così faticosamente emersi dalla barbarie delle guerre, dai totalitarismi, dalle persecuzioni.

Ora che quei valori sono irrimediabilmente messi in pericolo, si ripropone la necessità di definire nuovamente la strada dell’unità, messa a dura prova dagli eventi degli ultimi tre anni, dalla invasione russa dell’Ucraina e dai comportamenti diversi dei paesi europei, tra chi ha sostenuto materialmente il popolo ucraino e chi ha solo invocato la pace.

Questi diversi comportamenti si ritrovano ancora dopo l’aggressione verbale del presidente Trump e dei suoi ricchi accoliti al presidente ucraino Zelensky, accerchiato da nemici nella stanza ovale dove era andato per cercare sostegno dalla democratica America. La pace anche a costo di cedere persino terre ucraine all’invasore e grandi ricchezze minerarie di quella nazione, mai più armi invocano coloro che si definiscono pacifisti senza comprendere che, se si afferma la logica del più forte non ci sarà più sicurezza per nessuno.

Superando i diversi comportamenti e le talvolta sottili differenze dei paesi europei è assolutamente indispensabile definire una proposta condivisa per raggiungere l’unità di azione, nessuna concessione all’invasore, tutela dell’aggredito e creazione di una difesa europea con un esercito di, cui peraltro si è sempre parlato e scritto senza successo. Diversamente l’Europa sarà preda facile di chi vorrà impossessarne o smembrarla per renderla innocua, debole.

Se così è, bene ha fatto chi ha lanciato una invocazione alla piazza per una manifestazione democratica, senza barriere o bandiere di partito, che in questo momento serve a dimostrare che la voglia di una Europa libera e pacifica esiste e sono ormai tantissimi gli intellettuali, i professionisti, i sindacati e non ultimi i sindaci con il loro «una voce, tante città» che sono stati a Roma con le bandiere blu e stelle d’oro.

Molti sollevano perplessità per una iniziativa non convocata su una piattaforma politica, come è sempre stato costume, ma ripeto in questo momento bisogna iniziare un percorso faticoso, ma paziente, per riprendere i valori di Ventotene che non sono obsoleti come dicono gli avversari dell’Europa ma solo purtroppo accantonati in una società che corre troppo e riflette poco, dominata dalla economia capitalista e poco dall’etica, dalla tolleranza, dall’accoglienza, una società che declina l’io e non più il noi.

Ritornare in piazza con le bandiere della pace ha il senso di una difesa del ruolo dell’Europa libera e democratica, nella quale esistano i diritti e si rispettino le differenze, le diversità che sono una risorsa e non un problema. Una Europa delle istituzioni che, come ricorda sempre il presidente Mattarella, non perda mai la capacità di distinguere tra aggredito e aggressore.

Si lavori tutti insieme per rivendicare una Europa unita e forte per affrontare tutte le sfide del nostro tempo, da quelle tecnologiche a quelle ambientali, contro le discriminazioni e le disuguaglianze e per la libertà.

È una occasione imperdibile e necessaria perché potrebbe essere una delle ultime volte che possiamo manifestare liberamente senza il rischio di essere messi in angolo e zittiti a lungo.

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