Françoise Hardy, Jeune et Jolie

Giorgio Simonelli

Dunque se n’è andata (ci ho pensato un po’ per trovare l’eufemismo, mi sembra il migliore) Françoise Hardy. Aveva ottant’anni ma per lei valeva la regola dettata da Francesco Guccini a proposito degli eroi: era sempre giovane e bella.

Giovane e bella, Jeune et Jolie, è anche il titolo di un ottimo film di François Ozon, in cui tra le molte cose originali spiccano proprio le canzoni di Francoise Hardy che il regista inserisce a commentare l’incipit di una nuova  stagione della scabrosa vicenda.

Il rapporto tra Françoise Hardy e il cinema, che è il punto di vista previsto da questa rubrica, è stato episodico ma significativo. Comprende un po’ di tutto e il suo contrario.

Un paio di musicarelli italiani, la presenza in un  film di Jean-Luc Godard, Masculin/Feminin, in cui risulta come non accreditata, l’esordio in un film di Roger Vadim tratto da un’opera di Françoise Sagan, Il castello in Svezia, passato alla storia più per risvolti  polemici in fase di lavorazione che per  motivi culturali e infine la partecipazione in un ruolo importante a un brutto film di John Frankenheimer, Grand Prix.

In realtà il vero segno indimenticabile che Françoise Hardy ha lasciato nella storia del cinema non deriva dalle sue interpretazioni, dalla sua presenza attoriale ma da una sua apparizione come immagine mediatica, in questo caso si può usare l’abusato termine icona, oggetto di riflessione e di memoria personale. Il tutto avviene in pochi istanti in quel capolavoro un po’ trascurato che si intitola Le invasioni barbariche di Danys Arcand.

Ricordate? Siamo a Montreal e il cinquantenne professore Rémy sta morendo di cancro attorniato dalle ambiguità di familiari e amici. Nella sua sofferenza rievoca  le  tappe della costruzione del suo immaginario erotico. All’origine, a sorpresa, ci sono le nudità di Ines Orsini, Maria Goretti in Il cielo sulla palude di Augusto Genina. Un eros ambiguo, inquietante, drammatico che lo imprigiona nell’infanzia, finché un giorno, ormai adolescente, gli appare da un teleschermo, lei, Françoise, luminosa, seducente, romantica quella che tous les garcons et les filles del mondo, dal Canada alla pianura padana, sarebbero voluto essere o avrebbero voluto incontrare. Via, spazzato via in un attimo l’eros doloroso dell’infanzia comincia, una nouvelle vague erotica, libera, sentimentale, gioiosa.

Questo accade al professor Remy.  Ed è un po’ accaduto a  tutti quelli che hanno la stessa mia età,

Grazie Françoise!

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