I cinque effetti devastanti del Qatargate

Mazzette per almeno un milione e mezzo di euro. Banconote su banconote. Pubblicata dalla stampa belga, ripresa dai giornali italiani, la foto dei soldi sequestrati a Bruxelles all’eurodeputata greca Eva Kaili e all’ex eurodeputato italiano Antonio Panzeri certifica il degrado dell’unica istituzione sovranazionale i cui rappresentanti sono eletti direttamente dai cittadini. Non tecnocrati politicamente irresponsabili, ma personalità che, almeno in teoria, dovrebbero rispondere agli elettori dei loro comportamenti.

Uno sfregio alla democrazia.

Panzeri ha alle spalle tre legislature europee, 15 anni di attività, un ampio consenso di preferenze elettorali. Kaili è al secondo mandato, eletta una prima volta nel 2014, riconfermata nel 2019. Esponenti di quella sinistra riunita nel gruppo europeo S&D, socialisti e democratici, eredi infedeli di una gloriosa cultura politica.

Tutto ciò che da venerdì sera, 9 dicembre, sta venendo fuori da Bruxelles appare come il più grande regalo mai immaginabile da offrire ai sovranisti di ogni angolo d’Europa. In attesa di sapere quali altri sviluppi ci riserva l’inchiesta condotta dal giudice istruttore Michel Claise, intravedo almeno cinque effetti politici devastanti per l’idea finora condivisa di Europa comunitaria.

Primo: gli esponenti socialisti si sono mostrati i più permeabili di ogni altra forza politica rispetto all’opera di corruzione condotta da uno Stato illiberale come il Qatar. Il gruppo maggioritario nel Parlamento europeo, quello dei moderati del PPE, non è sfiorato da sospetti, almeno fino a ora. Le maxi-tangenti dicono che alcuni socialisti si sarebbero venduti l’anima proprio sul tema dei diritti dei lavoratori e della dignità umana. Devastante.

Certo, bisogna evitare di generalizzare, le responsabilità sono sempre individuali. Ma sgomenta la permeabilità proprio di quella parte politica. In Italia finirà per avere ripercussioni disastrose sul PD, già infiacchito da una lacerante crisi di identità, considerato a torto o a ragione un partito elitario.

Secondo: nei paesi del Nord Europa crescerà il pregiudizio nei confronti di italiani e greci. Sembra già di sentirli: sempre loro, sempre gli stessi, intrisi di corruzione e dediti alla bella vita, sempre pronti a batter cassa per i loro connazionali, altrettanto dissoluti come i loro rappresentanti.

Terzo: il malloppo scoperto in casa di Eva Kaili (e nel trolley del padre, pronto a scappare dal Belgio) sporca brutalmente l’idea di una politica diversa se governata dalle donne. La presenza femminile nelle istituzioni e nelle assemblee elettive, abbiamo raccontato, avrebbe elevato la qualità dell’esercizio del potere. Il maschilismo politico ora ha una nuova arma da brandire.

Quarto: sono destinati a crescere sospetti e diffidenza intorno a tutte le ONG, anche quelle per nulla coinvolte dall’euroscandalo, che svolgono con dedizione un ruolo umanitario senza arricchirsi. Purtroppo, l’ONG creata da Panzeri Fight impunity sembrerebbe solo una copertura per affari illeciti. Troppo facile fare equazioni ingiuste, ma è quel che accadrà, temo, sul fronte già surriscaldato del soccorso ai migranti nel Mediterraneo.

Quinto: quando in Italia ci sentiremo inevitabilmente dire che bisogna tenere i conti pubblici in ordine, che non si possono fare scostamenti di bilancio, che bisogna rispettare le regole europee, che bisogna insomma continuare a fare sacrifici perché così vuole l’UE, ebbene il rischio di una crisi di rigetto sarà enorme. Aumenterà a dismisura la quota di chi non si sente più rappresentato da questa Europa.

Così il Qatargate sta pompando ettolitri di carburante nel motore della macchina propagandistica dei sovranisti. Scatenando innanzitutto una crisi di sistema dagli sviluppi imprevedibili. È in atto una rottura epocale. Come la tangentopoli italiana nel 1992 decretò la dissoluzione della Prima Repubblica, così le tangenti pagate dal Qatar, dal Marocco (e chissà se anche da altri stati illiberali) stanno minando le sfibrate democrazie occidentali e compromettono il patto fondativo dell’ideale europeo. Che cosa verrà dopo, si rivelerà qualcosa di inesplorato.

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