La Regione Puglia ha avviato nel 2016 un programma strategico per la valorizzazione e la promozione unitaria di una rete costituita dai soggetti partecipati dalla Regione, ovvero, oltre che dalla stessa Fondazione Giuseppe Di Vagno, anche dalle fondazioni La Notte della Taranta, Paolo Grassi di Martina Franca, Pino Pascali — Museo di Arte Contemporanea, Carnevale di Putignano, e dall’associazione Presidi del Libro, al fine di poter sviluppare un’offerta culturale integrata e più ampia, che possa fungere da volano di sviluppo e di crescita per l’intera Regione.
Nel frattempo, la partecipazione al bando SMART-IN Puglia sulle Community Library con il progetto Granai del Sapere è valsa l’ammissione al finanziamento del progetto presentato dalla stessa Fondazione Giuseppe Di Vagno con l’autorizzazione del Comune di Conversano, finalizzato al recupero degli spazi al momento inutilizzati del monastero di San Benedetto e alla successiva attività di gestione, per una Biblioteca aperta al pubblico e alla comunità, votata ai nuovi linguaggi e all’innovazione tecnologica, in un contesto euro-mediterraneo.
Un risultato che premia la perseveranza con la quale la Fondazione persegue costantemente la sua missione di Istituzione culturale riconosciuta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, al servizio principalmente, ma non solo, del territorio pugliese.
Su questi presupposti è nata l’idea di immaginare un Centro Culturale come luogo vocato all’incontro, alle relazioni, allo scambio e, soprattutto, alla produzione culturale. Un luogo pubblico aperto al territorio e non rivolto esclusivamente agli specialisti; uno spazio dedicato soprattutto alle idee e al libero confronto tra le diverse generazioni e i diversi saperi.
Un luogo in cui il principio base è mettere a confronto e in relazione costante tutti gli attori delle principali esperienze bibliotecarie pugliesi e non solo, con la partecipazione attiva di studenti, ricercatori, studiosi e decisori politici in funzione di un’analisi del contesto e di un approfondimento delle azioni da mettere in campo ogni giorno per migliorare, sotto tutti i punti di vista, gli indici di fruizione culturale, attraverso una stretta connessione con i linguaggi del nostro tempo.
Intendiamo tenere insieme la dimensione regionale (che definisce sia il pubblico reale/potenziale della Fondazione Giuseppe Di Vagno che l’ambito naturale dei decisori politici) con quella nazionale, attraverso la partecipazione del Mibact e del suo Centro per il Libro e la Lettura, con il quale ormai da due anni la Fondazione Giuseppe Di Vagno ospita i progetti di formazione alla lettura Xanadù e Libriamoci curati dall’associazione Hamelin e di RaiRadio3, partner culturale della Fondazione.
E poi in chiave internazionale, con uno sguardo particolare rivolto al Mediterraneo, per l’appunto con la collaborazione diretta della COPEAM alle attività di promozione culturale, in modo particolare con il festival culturale europeo Lectorinfabula attraverso l’ospitalità di progetti quali Mediterradio, Musicamed, Inter- Rives e A Premièr vue e all’Europa con i progetti sostenuti direttamente dalla Commissione Europea, rappresentanza in Italia e con la Friedrich Ebert Stiftung insieme al network delle riviste culturali europee Eurozine.
L’impegno, per quanto è nelle possibilità della Fondazione Giuseppe Di Vagno, è quello di continuare ad operare per colmare un divario, veramente impressionante, tra Nord e Sud, una condizione va assolutamente superata.
La Fondazione Giuseppe Di Vagno ha sede nel complesso monastico di San Benedetto, una straordinaria coincidenza che mette in relazione il ruolo di centro culturale ricoperto nel medioevo dai monasteri benedettini e l’importanza ricoperta nella creazione di una comunità europea fondata sul lavoro e sulla solidarietà sociale con il ruolo di un moderno istituto di cultura fondato sulla memoria e proiettato verso il futuro.
Per tutti questi motivi si è deciso di chiamare il nostro progetto I Granai del sapere.
Tre sono le parole chiave di questa visione:
Vogliamo esprimere, dalla Puglia, la nostra idea di Mezzogiorno, legata alla cultura della legalità da affermare contro una cultura della illegalità e della criminalità organizzata da sconfiggere. Una idea di Mezzogiorno legata al tema dell’istruzione, della scuola, della formazione e della conoscenza.
In questo contesto I Granai del Sapere rappresentano una cerniera ideale tra Mediterraneo ed Europa: due concetti chiave legati al tema del territorio.
Perché Mezzogiorno significa anche migrazione, ed ai tanti immigrati che arrivano e che vorrebbero insediarsi nel nostro Paese vorremmo assicurare il nostro impegno nel promuovere e assicurare conoscenza, cultura, formazione. Perché cultura è conoscenza, confronto, ricerca, comprensione del nuovo e del diverso. Cultura è anche e soprattutto condivisione di saperi e di esperienze. Dialogo.
Non c’è altro spirito con cui potremmo affrontare l’imponente processo migratorio che pervade l’Europa. Ma, nello stesso tempo, offrire qualche opportunità in più rispetto ai tanti giovani italiani che lasciano il nostro Paese, in cerca di alternative possibili.
È sempre più necessario ed indifferibile assicurare un contributo al tema del rilancio, innanzitutto culturale, di un’Europa che oggi appare sempre più in crisi e, contemporaneamente, riflettere su quali punti di comprensione e di convivenza si intendano perseguire tra l’Europa e il Mediterraneo.
Nella società in cui viviamo, caratterizzata da mutamenti profondi in rapida sequenza, c’è un grande bisogno di conoscenza, dibattito e confronto. Certo, oggi vi è mancanza o povertà del confronto anche a causa di un’insofferenza generica per l’elaborazione e per il dibattito, perché prevalere di una memoria e di un pensiero breve, che porta alla semplificazione eccessiva dei problemi.
Il compito di un Istituto di Cultura è proprio quello di attrezzarsi con nuovi strumenti per costituire una rete di punti di riferimento per una intera comunità. Per ricostituire approcci e metodologie comuni e quindi “punti di solidità” e di “solidarietà”. Misurarsi su principi e valori, intrecciando i legami di una cultura condivisa. Un contributo che si può dare alla vita, anche politica, del nostro Paese e del nostro tempo.
Se l’informatica ha cambiato il modo di produrre e di consumare, ha cambiato anche il modo di studiare e quello di diffusione della cultura. Tuttavia occorre calarsi nella complessa realtà del mondo sempre più globalizzato e sempre più in rete dove, paradossalmente è diventato sempre più difficile riconoscersi nei luoghi fisici della socialità. Sarebbe imperdonabile non riuscire a cogliere le straordinarie opportunità offerte dalla tecnologia e che sono a nostra disposizione.
Tutto ciò proietta gli istituti di cultura verso un nuovo ruolo: centri di servizi culturali in grado di attrarre e rendere partecipi i giovani interessati a scambi ed esperienze.
Sposare fino in fondo i moderni mezzi della comunicazione consente di attirare l’attenzione, anche fisica, verso una Biblioteca, di renderla elemento comunitario, e quindi di mantenerla al centro dell’attenzione e della riflessione attraverso le attività, i dibattiti, i seminari. Detto in altri termini essere e rappresentare veramente un luogo utile di elaborazione, collegiale e collettiva.
Mettersi in rete (sotto ogni punto di vista) non è quindi uno slogan, ma un’esigenza concreta e indifferibile.
Come, infine, è indispensabile incoraggiare la diffusione del concetto di lavoro culturale come opportunità di crescita e di occupazione. Spesso si dimentica di quanto sia necessario fondare la cultura non solo sull’attività di volontariato.
Stenta a farsi strada la piena consapevolezza che attraverso la cultura si riesca a produrre reddito e opportunità di lavoro. Un percorso, invece, che va incoraggiato e incentivato non solo da un punto di vista economico quanto dalla capacità di potersi esercitare in strutture adeguate e emanciparsi attraverso relazioni e reti di contatto e di conoscenze.
Ecco perché al centro della nostra azione di promozione culturale intendiamo porre quelle direttrici che consentiranno un ulteriore potenziamento dei servizi offerti e nello stesso tempo un continuo rinnovamento delle azioni proposte:
– poterci rivolgere ad una platea di fruitori ampia e senza distinzioni di età;
– fare networking con le amministrazioni pubbliche, biblioteche, enti, istituti, fondazioni, università, scuole, per una condivisione di idee e progettualità;
– avere uno sguardo aperto verso l’europeizzazione e l’internazionalizzazione delle attività di promozione culturale;
– cercare la sostenibilità economica attraverso il ricorso al sostegno e al finanziamento di interlocutori pubblici e privati.
– investire nella ricerca tecnologica, perché si ritiene fondamentale che l’elaborazione culturale trovi forme e strade più attuali e adeguate per la sua comunicazione.
Vorremmo che Pagina ’21 possa diventare per davvero un punto di riferimento per una comunità che legge e che possa rappresentare, non solo per noi, l’occasione di conoscere quello che si muove altrove, oltre, naturalmente, a mostrare quello che andremo a realizzare.