Donald Trump: «Non hai le carte giuste ora con noi».
Volodymyr Zelensky «Non sono venuto a giocare a carte».
(Studio Ovale della Casa Bianca, Washington Dc_2025)
Fat Moe: «Cosa hai fatto in tutti questi anni?».
Noodles: «Sono andato a letto presto».
(C’era una volta in America, Sergio Leone_1984)
Purtroppo per noi non siamo all’epilogo di uno dei film più belli della storia del cinema che ha come protagonista proprio l’America, ma siamo all’epilogo dell’Occidente così come l’abbiamo conosciuto dalla Conferenza di Yalta fino ad oggi. La vergognosa aggressione di Trump e del suo vice al presidente dell’Ucraina, Zelensky, porta gli Stati Uniti d’America fuori da quell’Occidente.
«Ich bin ein Berliner» disse il presidente John Fitzgerald Kennedy parlando dal balcone del municipio di Schöneberg il 26 giugno del 1963. «Io sono un berlinese» le parole del più iconico presidente degli Stati Uniti d’America per marcare la distanza del suo Paese e di tutto l’Occidente dall’Unione Sovietica che aveva costruito il Muro di Berlino per impedire ai cittadini della Germania Est di trasferirsi nella Germania Ovest.
La costruzione di quel muro sgretolava gli accordi di Yalta e la collaborazione tra Stati Uniti d’America e Unione Sovietica che avevano combattuto, insieme, e sconfitto la Germania nazista di Hitler.
Quando John Fitzgerald Kennedy pronunciò quelle parole, «Ich bin ein Berliner», rappresentava tutto il mondo occidentale e tutto il mondo occidentale si sentiva rappresentato dal presidente degli Stati Uniti d’America. Quando ieri Trump, accompagnato dal suo vice, ha messo alla porta il presidente dell’Ucraina, rappresentava solo sé stesso e una parte degli americani che lo hanno votato qualche mese fa.
«In questo momento non sei in grado di negoziare, è ora che tu te ne vada dalla Casa Bianca», il messaggio chiaro di Trump a Zelensky. Il presidente dell’Ucraina a quel punto avrebbe informato il presidente francese Emmanuel Macron e il segretario generale della Nato, Mark Rutte.
Da ieri, dunque, la storia ha intrapreso una nuova rotta e nessuno sa dove questa strada porti.
La situazione di partenza non è affatto ambigua, anzi sembra essere molto chiara. La Russia invade l’Ucraina il 24 febbraio del 2022 imponendo un nuovo corso al conflitto in atto dal 2014 tra le due nazioni.
Fino a ieri l’Europa e gli Stati Uniti d’America sono stati al fianco dell’Ucraina e contro la posizione di Putin e della Russia. Ieri, nello Studio Ovale della Casa Bianca, è successo esattamente il contrario e questo cambia il corso della storia.
Ora è il tempo della diplomazia per scongiurare un ulteriore deterioramento dei rapporti tra Stati Uniti e Ucraina, e fare chiarezza tra alleati sulla posizione della Russia.
Il tempo che sta per arrivare rischia di essere un nuovo tempo di guerra, per costruire la pace c’è bisogno di più politica e di interlocutori politici seri e affidabili.
Oggi più che mai c’è bisogno degli Stati Uniti d’Europa. Un’Europa politicamente coesa che porti in alto la bandiera dell’Occidente, dei valori della democrazia. Un’Europa libera e coraggiosa.
E in questi tempi oltremodo incerti è utile cercare ristoro in una cultura millenaria che, sempre, è in grado di offrire spunti di riflessione per portare in avanti l’orologio della storia.
Circa duemila anni fa un misterioso filosofo guerriero cinese, Sun Tzu, scrisse L’arte della guerra, un testo che continua ad avere grande accoglienza sia nel mondo politico sia in quello intellettuale ed economico.
L’inizio del terzo capitolo, l’Assedio, esattamente la situazione che sta vivendo oggi l’Ucraina, si apre così, «Meglio mantenere una nazione intatta che distruggerla, meglio mantenere un esercito intatto che distruggerlo, meglio mantenere una divisione intatta che distruggerla, meglio mantenere un battaglione intatto che distruggerlo, meglio mantenere una compagnia intatta che distruggerla. Questa è una regola fondamentale della guerra».
Chissà se Putin avrà letto L’arte della guerra di Sun Tzu.