Il ddl Zan e l’isola che non c’è

Le urla di gioia dei senatori della destra italiana presenti in parlamento dopo l’affossamento del ddl Zan, qualifica chi quelle urla le ha fatte uscire dalla sua bocca.

L’oggetto del contendere tra progressisti e conservatori, o destra e sinistra se preferite, riguardava e riguarda alcuni diritti per le persone che tutto il mondo occidentale riconosce. Che in Europa sono riconosciuti da tutti i Paese ad eccezione della Bulgaria, Repubblica Ceca e dell’Italia.

Non sono mai state le larghe intese, in parlamento o nel Paese, ad ampliare il campo de diritti alle persone. È stato sempre così e sarà sempre così. Destra contro sinistra. Conservatori contro progressisti.

Sono due visioni alternative della società. Inconciliabili.

«Mi risulta che il criterio più frequentemente adottato per distinguere la destra dalla sinistra è il diverso atteggiamento che gli uomini viventi in società assumono di fronte all’ideale dell’uguaglianza, che è insieme a quello della libertà e a quello della pace, uno dei fini ultimi che si propongono di raggiungere e per i quali sono disposti a battersi».

Le battaglie per il divorzio e l’aborto, solo per citare due esempi che attengono all’alveo dei diritti, e il percorso tortuoso e pieno di insidie che ha portato il Parlamento italiano a legiferare in materia testimonia che non c’è traccia di larghe intese, tutto il contrario. E se andate a rileggere il dibattito parlamentare scoprirete che destra e sinistra sono su due versanti opposti. Sono avversari.

Nuovi diritti che mutano con il mutare della società, con il mutare dei bisogni dei cittadini.

Nuovi diritti che sempre attengono e ritornano al tema più generale e che li accoglie tutti che è l’uguaglianza.

«La ragione fondamentale per cui in alcune epoche della mia vita ho avuto qualche interesse per la politica, o, con altre parole, ho sentito, se non il dovere, parola troppo ambiziosa, l’esigenza di occuparmi di politica e qualche volta, se pur raramente, di svolgere attività politica, è sempre stato il disagio di fronte allo spettacolo delle enormi disuguaglianze, tanto sproporzionate quanto ingiustificate, tra ricchi e poveri, tra chi sta in alto e chi sta in basso nella scala sociale, tra chi possiede potere e chi non lo ha».

E di diritti, di uguaglianza, ha sempre bisogno chi ha di meno. Chi sa di meno. Chi possiede di meno. Chi conta di meno.

Per questa ragione le urla scomposte dei senatori della destra italiana in Parlamento dopo l’affossamento del ddl Zan fanno male. Fanno male perché quel ddl aumentava tutele e diritti delle persone, era una medicina contro l’odio. Chi ha votato per affossare quel ddl, nascondendosi dietro il voto segreto, si è reso protagonista di una battaglia che è fuori dal tempo perché il cammino verso l’estensione dei diritti, il cammino verso società più giusta e solidale nei confronti di chi ha di meno e soffre di più è inesorabile. Tutti quegli urlatori seguono una rotta che li condurrà all’isola che non c’è e se ne accorgeranno presto perché il Paese è più avanti rispetto a loro.

«Mai come nella nostra epoca sono state messe in discussione le tre fonti principali di diseguaglianza, la classe, la razza e il sesso. La graduale pacificazione delle donne agli uomini, prima nella piccola società familiare, poi nella grande società civile e politica, è uno dei segni più certi dell’inarrestabile cammino umano verso l’uguaglianza».

Il cammino verso l’uguaglianza è lento e irto di insidie e difficoltà, ma procede. Procede e continuerà a procedere.


p.s.: I pensieri tra caporali sono di Norberto Bobbio e sono tratti da Destra e Sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica

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