Una bella giornata di partecipazione democratica per l’Italia, per chi è andato e votare e anche per chi non ci è andato.
Se il più grande partito di opposizione, erede diretto della tradizione italiana comunista e democristiana, è in grado di mobilitare più di un milione di cittadini nell’individuazione della sua nuova leadership, è davvero una bella giornata per la democrazia e per la politica nel nostro Paese.
La vincitrice è Elly Schlein, non accreditata alla vigilia della vittoria finale.
Il suo competitore, Stefano Bonaccini ha dichiarato prim’ancora che lo spoglio delle schede fosse concluso, «Ho chiamato Elly e lo ho fatto le mie congratulazioni: gli elettori le hanno democraticamente assegnato la vittoria e adesso si apre una nova stagione per il Pd. Per parte mia garantisco l’unità che ho promesso nelle settimane scorse, e sono fiducioso che Elly saprà indicare una direzione altrettanto unitaria per tenere insieme il partito e per renderlo più forte».
Adesso tocca alla Schlein che ha tre grandi sfide da affrontare.
La prima è l’esplicitazione di una proposta politica in grado d’intercettare i tanti elettori che, pur essendo progressisti e di sinistra, non si sentivano rappresentati dal Partito Democratico. Ma, il compito più difficile per Elly Schlein è ricostruire il Partito Democratico nei territori, non a Roma. Deve farlo con volti nuovi e, soprattutto, con un metodo nuovo. Incontrerà molte resistenze ma è quella la sfida più difficile che ha davanti.
Contestualmente deve lavorare sull’unità, almeno d’intenti, delle tre opposizioni parlamentari al Governo Meloni: quella del Pd, del Movimento Cinque Stelle e dell’alleanza elettorale tra Azione e Italia Viva.
Last but not least, contribuire, in modo determinante, alla costruzione di un campo progressista che abbia al suo interno tutte le culture politiche di sinistra, a partire dalla cultura socialista.
Ora che il più grande partito di opposizione ha completato il suo percorso democratico interno, può esserci un nuovo inizio per chiunque senta di appartenere al campo progressista. Un nuovo inizio salutare non solo per il centro sinistra, ma per la dialettica democratica nel nostro Paese.