La satira e la caricatura grafica in Russia sono apparse tre o quattro secoli più tardi che nei paesi evoluti europei. I primi esempi noti al grande pubblico sono quelli che risalgono al tempo della Guerra Patriottica contro l’occupazione dell’armata napoleonica del 1812. Qualche anno prima fu l’infruttuoso tentativo del pittore Aleksey Gavrilovič Venecianov (1780-1847) di pubblicare la prima rivista di satira grafica nel 1808 La Rivista delle caricature. Dopo l’apparizione dei primi tre numeri, in effetti del tutto innocui, la rivista fu chiusa con un editto dell’Imperatore Alessandro I, a causa della caricatura di importante personalità. Solo negli anni ’60 dell’Ottocento cominciano ad essere stampate riviste satiriche e pubblicate vignette satiriche sui quotidiani… ma guai a parlare di satira politica: la censura zarista vigilava attentamente ad impedire la pubblicazione di eventuali invettive contro il potere!
La prima Rivoluzione russa (1905-1907)
Gli eventi rivoluzionari del 1905 costringessero lo Zar Nicola II ad accettare il Manifesto per il miglioramento dell’ordine dello Stato o Manifesto del 17 otobre (17 ottobre 1905, in russo: Манифест об усовершенствовании государственного порядка) che, tra le altre concessioni (libertà di culto, di riunione, di associazione e di parola) permetteva alla stampa di pubblicare una pungente satira. Con il primo numero della rivista Lo spettatore, Зритель o Zritel’, uscito il 5 giugno 1905 a Pietroburgo, si apre la più ricca, se pur breve, stagione della letteratura politico-satirica e della grafica in Russia. Come scrivevano i contemporanei, «[…]si riversò un vero e proprio diluvio di pubblicazioni satiriche. Piovevano una dietro l’altra come stelle cadenti in una notte d’agosto, alcune argute e mordenti, altre volgari e ottuse».
Ovviamente, le nuove pubblicazioni si scontrano con un’accresciuta attenzione da parte della censura, ed è così che viene proibita l’innocente vignetta di una candela accesa sullo sfondo di un cielo nero, che avrebbe rappresentato, secondo la censura, un’allusione alla fine dell’Impero. La rivista, tra varie difficoltà, continua a essere pubblicata fino al diciassettesimo numero, quando viene definitivamente chiusa dalla censura. Riprende vita dopo il Manifesto del 17 Ottobre, che aveva concesso la Costituzione.
Gradualmente, grazie al proprio coraggio, arriva alle prime posizioni di popolarità la rivista La mitragliatrice, Pulemet (1905, con 5 numeri). Il suo redattore, Nicolaj Shebuev (1874-1937), fu rinchiuso per un anno nella Fortezza di Petropavlsk (SS. Pietro e Paolo) a causa della copertina, su cui era stato riprodotto il manifesto imperiale con sopra l’impronta di una mano insanguinata e la dicitura «A codesto foglio ha messo la mano il General Maggiore Trepov del seguito di Sua Maestà». Tra i collezionisti quel numero raggiunse il valore, inverosimile per quei tempi, di 60 rubli.
La migliore tra le pubblicazioni satiriche russe di quel periodo per la sua veste artistica viene considerata la rivista Lo spauracchio, Zhupel, di solo tre numeri, alla fine del 1905, inizio del 1906. Il primo e il terzo numero furono sequestrati. La rivista era stata fondata dal pittore Zinoviy Isaevich Grzhebin, che aveva studiato a Monaco e aveva preso come esempio da imitare la rivista satirica tedesca Simplicissimus.
Tra i collaboratori furono molti pittori: B. Anisfel’d, L. Bakst, A.N. Benua, I.Ja. Bilibin, O.E. Braz, Aksel, Gallen, I.E. Grabar, M.V. Dobuzhinskij, E. Ernfel’d, S. Ivanov, 0.V. Karrik, D.N. Kardovskij, B.M. Kustodiev, E.E. Lansere, E.K. Makovskaja, A.P. Ostroumova, Leonid Pasternak, Saarinen, K.A. Somov, V.A. Serou, P.N. Trojanskij, P.E. Shtcherbov.
La stragrande maggioranza degli autori del la rivista Zhupel era formata da membri attivi dell’Associazione artistica Il Mondo delle Arti e proprio grazie alla loro alta maestria la pubblicazione della rivista fu l’evento di maggior spicco nel campo della caricatura artistica nella Russia dei primi anni del ‘900. Nei tre numeri della rivista furono riprodotti in tutto soltanto trentacinque vignette, ma «tali da essere considerati veri capolavori della grafica satirica russa».
Nel 1906 uscirono le riviste Posta dall’inferno, Adskaja pochta (Адская почта) e I spiriti maligni, Leshij (Леший). Ma già verso marzo-aprile 1906 le pubblicazioni satiriche si fecero più sbiadite e prive d’interesse: «[…] le poche riviste non eliminate ‘dall’alto’ cominciarono a morire di morte naturale». Negli anni 1908-1917 solo le riviste Satirikon (il primo numero usci nel 1908) e Il Nuovo Satirikon (dal 1913) rappresentarono un evento di un certo rilievo.
I Tempi sovietici 1917-1987
In tempi sovietici, i meriti e l’alto livello della rivista Zhupel furono sottaciuti per molti anni per ovvi motivi: il livello dei disegni della rivista era al di là della portata dei maestri riconosciuti della grafica satirica sovietica e quasi tutti gli artisti di Zhupel lasciarono la Russia dopo il colpo di stato di ottobre 1917, cioè furono considerati nemici del nuovo regime. Tuttavia, con il trascorrere del tempo studiosi e critici d’arte furono costretti a riconoscere il valore artistico dei suoi autori: «Giustizia vuole che si renda merito solo ad un gruppo di pittori, ovvero ai maestri dell’Unione artistica ‘Il Mondo dell’Arte’».
Il periodo dal 1917 al 1987 fu, nella vita e nella cultura della Russia, il più drammatico se non addirittura il più tragico e non soltanto nella vita del Paese e della società, ma anche nel campo della satira graficate. A seguito dei cambiamenti apportato dalla Rivoluzione d’Ottobre, fu completamente annientata la stampa indipendente e con essa anche la caricatura indipendente. Scompaiono la tradizione della satira russa ed anche le stesse Satirikon e Il Nuovo Satirikon, accompagnate dall’accusa di essere «rabbiose riviste antisovietiche».
Fu allora che molti rappresentanti di spicco della satira grafica satirica lasciarono la Russia per sempre. Al posto dei pittori talentuosi dell’inizio del XX secolo, nel campo della caricatura nazionale arrivarono autori giovani o non certo i più dotati, che accettarono il nuovo potere perché costretti o perché desiderosi di servire.
La più importante e principale rivista satirica Il Coccodrillo, Krokodil usci con il primo numero nel 1922. Era la rivista satirica ufficiale del Paese e parte dell’organo di stampa La Verità, Pravda del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (CC PCUS), ed era, di fatto «il dito» direttivo del partito puntato sulla satira e soprattutto sulla satira grafica. I lettori consideravano e percepivano le vignette di Krokodil non solo come divertimento, ma anche come messaggi del potere codificati nei disegni. Cercavano di cogliervi i segni di nuove tendenze, di «nuove linee» del partito, di «siamo del parere che…».
La caricatura di tipo totalitario creò velocemente un sistema di segnalazione, un vero e proprio marker che in breve tempo diventò oggetto di crescente interesse presso la popolazione che, man mano che appaiono nuove tematiche e personaggi nella rivista, provava di scoprire le non sempre evidenti e spesso nascoste mutazioni della politica interna ed estera del Paese. È questa, a suo modo, richiedeva una certa abilità di leggere tra le righe, in questo caso «tra le linee del disegno». La satira sovietica aveva come scopo principale l’alterazione della realtà. Si può dimostrare in modo convincente che un evento o una tendenza presentati nella rivista avessero nella vita reale un significato diametralmente opposto.
La rivista Krokodil era il baluardo della moralità conservatrice e bigotta perfino nel campo della moda. Da un decennio all’altro sulle pagine della rivista sfilavano interminabili teorie di giovani coppie in abiti manierati. Le tematiche dei disegni relative a stiliaghi (parola dispregiativa per definire i giovani amanti della cultura americana), hippy, jazz e rock&roll, erano altrettanto popolari e convenienti quanto quelle di politica estera. Jeans, cravatte variopinte, capelli lunghi, chitarre elettriche e sassofoni venivano presentati come temibili armi ideologiche dell’Occidente. La pittura moderna subiva continui attacchi. Si può dire paradossalmente che la società civile dell’URSS sia venuta a conoscenza di esempi di pittura astratta e di scultura moderna proprio dalle pubblicazioni di Krokodil.
Un altro tema popolare degli anni Sessanta e Ottanta fu quello degli oggetti antichi ed in particolare gli arredi sacri, icone, crocefissi e le prebende. Negli anni del potere sovietico in tutto il Paese vengono distrutti centinaia, migliaia di chiese, monasteri ed eremi. Tuttavia, nessuno parlava di colpe dello Stato nei confronti della Chiesa. I peggiori malfattori erano quei pochi cittadini che raccoglievano nei templi distrutti e nei paesini quegli oggetti, destinati a scomparire, testimoni della cultura spirituale del popolo.
Tra i bersagli dei continui attacchi di una satira particolarmente cattiva del Krokodil figuravano anche gli ascoltatori delle stazioni radio estere. Se negli anni Quaranta e Cinquanta venivano derise solo le stazioni radio, a partire dagli anni Sessanta nelle caricature apparve anche la figura dell’ascoltatore. È questo indica che il potere riconosceva che non poteva fare nulla contro l’attività di Radio Libertà, La voce dell’America, BBC e L’onda tedesca, nonostante i costi enormi sostenuti per oscurarne il segnale.
Sei bersagli della satira nel campo della politica estera cambiano nel tempo, nei temi interni il più costante nelle caricature rimane quello degli ubriachi. Questo vizio è fatto segno di scherno negli anni Trenta come negli anni Novanta.
La principale caratteristica distintiva della satira grafica in questo periodo è l’apparizione della satira politica repressiva. La quale, del resto, non si riscontra in nessun’altra parte del mondo tranne che in URSS. La si può definire, come lo stesso regime, un fenomeno totalitario. In sostanza, una satira la cui punta più tagliente è sempre diretta da una sola parte, senza cioè concedere alla vittima il diritto di risposta e tanto meno di difesa.
La caricatura ufficiale sovietica aveva un chiaro carattere di ordine politico e, nel campo della satira politica, di denuncia. Essa rispecchiava esattamente in modo visivo gli articoli di fondo della stampa centrale, ovvero forniva un commento figurativo falso ad eventi seri, reali. I disegnatori dei quotidiani Pravda, La Notizia, Izvestija e della rivista Krokodil partecipavano a tutte le campagne politiche di provocazione del potere: alla lotta contro i partiti social-democratici occidentali, a tutti i processi contro i «nemici del popolo» degli anni Trenta Quaranta; erano contro la genetica, contro il maresciallo Tito, contro i «medici, assassini in camice bianco» e così via.
A partire degli anni Settanta, la nuova generazione di vignettisti satirici (il cosiddetto «umorismo dei giovani») non collaborò all’attività della stampa ufficiale. Trovò possibilità di espressione nella partecipazione a concorsi internazionali all’inizio degli anni Settanta, creando un mondo fantasioso di parabole filosofiche su temi generali dell’esistenza umana. Solo un autore, Vjaceslav Syssoev, creò vignette di attualità politica, che vennero pubblicati con successo dalla stampa occidentale. Subì quindi una «meritata» punizione: la condanna a due anni di campo per «divulgazione di materiale pornografico» (!!!). Il potere ebbe paura di dichiararlo «detenuto politico». Ed ancora, io stesso, autore di questo articolo, con una sentenza del 1982, ebbe ufficialmente «l’interdizione alla professione» per sei anni.
Una caricatura politica che rispecchiasse realmente i processi all’interno della società apparve in URSS solo nel 1987, con l’inizio della Perestrojka. In quel periodo si ebbe la sensazione che si fosse presentata per i vignettisti satirici la possibilità di dire tutto quello che pensavano della società contemporanea e del potere. La prima vignetta che mi fu ordinata dagli ufficiali del KGB fu la caricatura dell’Eroe Segretario Generale del Comitato Centrale del Partito Leninista dell’Unione Sovietica M. Gorbacev, nel 1987! Per due, tre anni sono stato l’unico autore di vignette pungenti su temi di politica interna.
Più tardi, quando fu evidente che quell’attività non fosse più pericolosa, molti artisti grafici vi si dedicarono. Fu il più significativo periodo della caricatura politica nell’URSS e nella nuova Russia: il tempo della Perestrojka e del primo mandato di Boris El’cin.
Mikhail Zlatkovsky è nato nel 1944 a Tambov (Russia) nella famiglia di un veterano dell’esercito sovietico. In gioventù ha studiato presso l’Istituto di fisica nucleare di Mosca.
Nel 1971 è diventato un vignettista freelance. Tra il 1999 e il 2001 si è trasferito negli Stati Uniti e poi è tornato in Russia dove è diventato direttore artistico di un gruppo di stampa. Attualmente, Zlatkovsky vive e lavora come vignettista politico a Mosca. Ha vinto oltre duecento premi in tutto il mondo ed è considerato dai suoi colleghi uno dei più importanti. I suoi disegni sono affreschi di grandi dimensioni sui grandi temi della libertà e della democrazia. Oggi gli è vietato disegnare Vladimir Putin, il che gli fa rimpiangere l’era liberale di Boris Eltsin.
È membro dell’Unione degli artisti della Russia, segretario dell’Unione dei giornalisti della Russia, membro onorario dell’Accademia internazionale di pedagogia, dell’Accademia francese delle arti umoristiche e dell’Accademia russa dei maestri d’arte. È anche presidente dell’Unione dei cartoonist della Russia, vicepresidente della FECO (Federazione mondiale dell’organizzazione dei cartoonist) e nel 2009 è stato insignito della Légion d’onore francese.