Lea Pericoli, una delle più grandi tenniste, e non solo italiane, se n’è andata a 89 anni, dopo una esistenza passata a dare lezioni, prima sui campi e poi in qualità di giornalista, sul gioco del tennis.
Scoperta da Indro Montanelli, ha lavorato sulla carta stampata e in televisione fino a diventare tra le più apprezzate opinioniste televisive in Italia. Sono orgoglioso di averla avuta, durante la mia direzione a Stream Tv, come preziosa, competente e generosa collaboratrice. Un punto di riferimento vitale per tante croniste, cresciute all’ombra di quel girasole: leggendo e ascoltando i suoi commenti.
È stata una rivoluzionaria, non soltanto per la classe mostrata con la racchetta (record di vittorie ai Campionati italiani assoluti: 27), capace ovunque di dare spettacolo, in singolo o in doppio, a Wimbledon come al Roland Garros, esibendosi con esemplare naturalezza, con colpi taglienti e coraggio indomito. È stata la prima tennista a vestire, sulla terra rossa, la minigonna, in virtù delle intuizioni dello stilista Ted Tinling.
Mi piace ricordarla, in questi momenti di dolore e di rimpianto, con le lacrime di Nicola Pietrangeli «È stata una sorella e compagna di vita», e come una donna sempre in anticipo sui tempi e sulle mode: unica in quel suo modo di giocare, in quel suo parlare forbito e gentile, senza mai una manifestazione di superiorità o una caduta nella banalità, nell’arroganza, nel livore. Lo sport dei «gesti bianchi», così abilmente narrato da Gianni Clerici, ha avuto in Lea Pericoli la sua regina. Meglio ancora: la sua Divina, così l’aveva soprannominata il dotto scriba, riconoscendole una luce chiara nello sport e nella vita.
Lea Pericoli, nata a Milano, sente il richiamo del tennis, già da bambina, quando la famiglia si trasferisce, per questioni di lavoro del padre, ad Addis Abeba, in Etiopia. Papà Filippo costruisce un campo da tennis e lì, la futura campionessa, capisce di essere portata per quella disciplina. Tutto le viene naturale, sembra davvero essere stata modellata da un artista di meraviglie e splendori per offrire dritti, rovesci e volée. Un suo modo istintivo di trovarsi sempre al posto giusto nel momento giusto, con una leggiadria armoniosa, naturale, in grado di rendere semplice l’impossibile.
La sua grazia l’ha accompagnata in giro per il mondo. E lei, la nostra, unica, Divina, continuerà per sempre a vivere, a sorridere, a sorprendere: perché non esiste mai fine per chi ha saputo vestirsi di infinita e lucente bellezza.