Lungo la via meridiana. Il pluriverso di Franco Cassano

Costruire un convegno su Franco Cassano è un’esperienza frustrante. «Come la fai, la sbagli», è il caso di dire. A partire dal titolo: è stato giusto inchiodare Cassano all’etichetta meridiana? Probabilmente, no. Forse anche lui vi si sarebbe ribellato, conoscendo quanto quell’identificazione immediata gli andasse stretta, soprattutto negli ultimi anni. Una fotografia ingiallita dal tempo e dai tempi che non rendeva giustizia alle evoluzioni inquiete del suo pensiero. Tutto giusto. Ma ci sono almeno due considerazioni da fare. Nel merito, Il pensiero meridiano costituisce, senza dubbio, il momento di sintesi più maturo tra la postura epistemologica cassaniana e la sua proiezione politica. Non è una forzatura dargli primazia. Al di là di questo, è innegabile che là fuori, oltre le mura dell’accademia, Cassano è il pensiero meridiano. Piaccia o meno.

E lui, contro ogni «aristocratismo etico», ha sempre preferito i molti alle facili lusinghe delle virtuose cerchie omogamiche. Chi ha avuto l’onore e l’onere di organizzare il convegno, si è ritrovato continuamente, in virtù del facile titolo di allievo, di fronte al rischio di autonominarsi guardiano del tempio, depositario del Cassano autentico da scagliare contro ogni forma di appropriazione indebita, rimasticazione superficiale e distorta. Assumere questa postura è il torto più grande che si può fare alla personalità e allo spirito di Franco Cassano, il quale più che parlare amava ascoltare e imparare. Da chiunque.

È difficile costruire un convegno su Cassano poiché, guardandosi attorno, ci si avvede immediatamente che la sua sollecitazione ad attraversare mondi differenti non era solo una raffinata speculazione filosofica o, al contrario, una predica a buon mercato. Cassano quell’idea l’ha praticata lungo tutto il suo percorso umano e intellettuale. Si tocca con mano la straordinaria capacità del suo pensiero di fecondare, ispirare, nutrire i mondi più disparati, lontani e spesso avversi intellettualmente, politicamente e diremmo quasi antropologicamente. Ogni tentativo di rappresentare questi mondi, di dar loro voce all’interno di un convegno di studi non può che apparire, dunque, largamente deficitario. Raccogliersi intorno alla memoria di Cassano significa esporsi in vivo all’ossimoro, ai dissòi lógoi, alla tragedia dell’inconciliabilità.

È chiaro, tuttavia, che la volontà di tener fede a questo principio entra immediatamente in contraddizione con la necessità di selezionare le voci che la costruzione di un convegno necessariamente implica. Ci siamo subito tolti dalla testa, dunque, l’idea che tutto dovesse precipitare in questo appuntamento: se il socialismo in un solo paese è stata una tragedia, esaurire la figura e l’opera di Cassano in un solo convegno si sarebbe rivelata una farsa. Abbiamo cercato, piuttosto, di allestire un rito. Il rito di avvio di un percorso che ci auguriamo lungo e articolato, di valorizzazione del lascito cassaniano, attraverso seminari, cicli di incontri, pubblicazioni, ricerche e studi. Quale forma dare al percorso si vedrà. Ma questo è l’intento. Per ora non abbiamo potuto fare altro che, molto modestamente, evocare i temi e le linee di riflessione attraversati da Cassano, nonché provare a restituire il senso del suo impegno civico e politico. Pensiero e azione: mai disgiunti nel suo percorso.

L’articolazione del volume non rispecchia esattamente quella delle sessioni convegnistiche. Ma il senso resta intatto. Abbiamo voluto, anzitutto, dar conto dell’originalità con cui Franco Cassano si è posto fin dai primi anni della sua carriera intellettuale «sulle spalle dei giganti», in particolare Marx e Weber, sfuggendo a qualsiasi forma di ortodossia (che li vorrebbe inconciliabili antagonisti) e di sterile filologismo, per farne materia viva nell’interpretazione dei processi all’ordine del giorno negli anni Settanta.

La seconda parte (Fratture epistemologiche) mette a fuoco la stagione in cui Cassano sperimenta tutta l’insufficienza degli armamentari concettuali legati all’egemonia marxiana e si pone alla ricerca spasmodica di nuove lenti interpretative, valorizzando oggetti di studio (l’alterità) e dimensioni del reale (la trascendenza) fino ad allora ampiamente trascurati. È in questo torno, a cavallo degli anni Ottanta, che si affina quella epistemologia della contraddizione che tanta parte avrà anche nella sua indimenticata esperienza didattica.

Nel decennio successivo, la nuova epistemologia atterra sul Mediterraneo, fecondando il paradigma meridiano, cui è dedicata la terza parte del volume. Dentro il quadro mediterraneo, com’è noto, Cassano ridefinisce completamente i termini della questione meridionale, ponendosi a distanza siderale dalla retorica del ritardo e dalle lamentazioni annesse: a questa nuova luce sul Mezzogiorno è dedicata la quarta parte.

Nella quinta, l’accento cade sul Cassano analista rigoroso, ma nient’affatto neutrale, della politica e, in particolare, della sua sinistra. Una passione che negli ultimi due decenni lo ha visto protagonista diretto di una stagione, quella della primavera pugliese, che tanta ispirazione ha tratto dai suoi libri: questo aspetto viene sviluppato nella sesta e ultima parte.

Le conclusioni del volume (e del convegno) sono affidate a Biagio De Giovanni che condensa nel tratto dell’inquietudine l’essenza del pensiero cassaniano.

È ancora presto, ma ci auguriamo che il volume possa contribuire a tracciare un primo bilancio dell’itinerario intellettuale e politico di Franco Cassano e che, soprattutto, possa costituire per i più giovani, che sono stati sempre l’alimento primo della sua riflessione, una mappa del pluriverso cui egli ha dato vita.


Si può seguire la diretta della presentazione collegandosi a @fondazionegramsci oppure www.fondazionegramsci.org


Related posts

Riflettiamo senza illusioni sull’odio nel Giorno della Memoria

Senza bandiere e uniti a Handala per chiedere un immediato cessate il fuoco su tutti i fronti di guerra

Giulia Cecchettin continuerà a camminare accanto a noi