M. Il figlio del secolo, un capolavoro, anzi due

Oscar Buonamano

Joe Wright, il regista e Luca Marinelli, l’attore protagonista, firmano un’opera televisiva che è già uno spartiacque, da ora ci sarà un prima M. e un dopo M. Dunque, meglio scriverlo sin da qui: M, Il figlio del secolo, è la migliore serie televisiva di sempre.

Lo è per tante ragioni, tecniche, culturali, politiche.

Rappresentare filmicamente l’opera letteraria di Antonio Scurati è stata una bella sfida perché il lavoro dello scrittore Premio Strega era ed è sublime. Libri autenticamente rivoluzionari per come sono stati pensati e, soprattutto, scritti. Su Benito Mussolini si è scritto molto e molto di ciò che si è scritto è, spesso, inutile, ovvero non aggiunge nulla a ciò che già si conosca. L’opera dello scrittore napoletano invece disvela la dimensione umana e politica del signore di Predappio come mai era stato fatto prima, utilizzando gli scritti di Mussolini stesso e la storia. Chiariamoci, non svela nessun arcano, ma mostra il dittatore nella sua vera e unica dimensione possibile. Lo mette alla berlina. Per questa ragione Scurati è così avversato dai nostalgici del fascismo. La satira, il deridere, sono gli strumenti che il potere politico teme e avversa più di ogni altra cosa.

Trasporre tutto in una serie televisiva era difficile da immaginare, e invece è stato fatto. E dopo aver visto la serie televisiva ci si sente come dopo aver letto i libri da cui è tratta: certi di aver partecipato alla consacrazione di un capolavoro.

Il risultato è magnifico. La fotografia, le luci, la recitazione, la modalità di rivolgersi al pubblico sono sublimi. Joe Wright attinge l’idea di fondo del suo film dalla migliore tradizione cinematografica mondiale, ma riprogetta, riveste con nuovi abiti, idee di ripresa, scenografia, modo di recitare. Assecondato da un Luca Marinelli in stato di grazia che non commette l’errore di imitare M. solo nella postura, nelle movenze, nel modo di parlare, ma lo reinventa a partire dal senso più profondo del testo di Antonio Scurati. È partorisce un nuovo M., diverso, molto diverso, da tutte le versioni che abbiamo visto al cinema e alla televisione fino ad ora. Meriterebbero entrambi l’ambita statuetta di Hollywood, Wright e Marinelli.

C’è il gusto di guardarla per il piacere di guardarla indipendentemente dal contenuto perché è innovativa, futurista. Un qualcosa di mai visto prima. Un passaggio nel tempo che ci attende e un volare alto su ciò che si vede, quotidianamente, in televisione o al cinema.

L’opera letteraria di Antonio Scurati e la serie televisiva che l’ha rappresentata sono opere dell’ingegno che resteranno perché oltre ad essere tecnicamente e culturalmente rilevanti sono due opere politiche di valore. Capaci di mostrare, in modo chiaro e inequivocabile, come un intero popolo, quello italiano, si sia fatto abbindolare da un uomo piccolo. Un uomo senza valori, capace di tradire sé stesso e ciò in cui credeva in più di un’occasione. Un uomo bugiardo.
Con M., sia che lo si consideri da un punto di vista politico sia che lo si consideri da un punto di vista umano, non ci può essere empatia. Non c’è il rischio che ci si immedesimi. In questo, i libri di Scurati e la serie televisiva di Wright sono identici.

Finalmente niente agiografia, tantomeno apologia, ma solo fatti e circostanze: la storia.

«Alle 19.30 il presidente del Consiglio affronta il Parlamento. Lo accolgono lo sdegno e il terrore di uomini oramai consci che un loro simile, un loro collega può essere assalito e rapito in pieno giorno nel centro cittadino della capitale del Regno. Mussolini asseconda il loro sentimento: le circostanze del rapimento suggeriscono “l’ipotesi di un delitto” – dichiara – un delitto che non potrebbe non suscitare “la commozione e lo sdegno del governo e del Parlamento”. Poi, di fronte a 500 rappresentanti del popolo e alla solennità della tragedia, Benito Mussolini mente spudoratamente: “La polizia, nelle sue rapide indagini, si è già messa sulle tracce di elementi sospetti, e nulla trascurerà per far luce sull0avvenimento, arrestare i colpevoli e assicurarli alla giustizia. Mi auguro che l’onorevole Matteotti possa presto tornare in Parlamento”. In questo preciso istante, il capo del governo conosce luogo, dimensioni e copertura in cui giace il cadavere trafitto dell’uomo che si augura di poter rivedere presto. Una bestemmia contro l’unica divinità che non le perdona, il dio dei morti» (Antonio Scurati, M. Il figlio del secolo).

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