Pietro Greco, la bellezza della conoscenza

Parlare con Pietro Greco era sempre una bella esperienza. Imparavi tanto, perché Pietro sapeva tante cose e aveva una grande dote: spiegare con parole semplici concetti spesso difficili.

Un maestro del giornalismo scientifico italiano molto apprezzato, pianto e rimpianto da molti in queste ore tristi.

Lo piangiamo anche noi di Pagina 21. Ci sentivamo tutti i giovedì per programmare la pubblicazione del suo contributo,  seguito con grande interesse dai nostri lettori. Avevamo deciso, aveva deciso Pietro in realtà, di tenere una rubrica quindicinale su Pagina21 che si occupasse, ovviamente, di divulgazione scientifica.

«L’angolo pi greco è un piccolo dizionario a puntate di termini scientifici di interesse generale, persino filosofico: ecco quello che ci proponiamo […] L’ambizione di questo dizionario, piccolo ma non piccola, è di stimolare i lettori ad approfondire e ad accendere la passione per i grandi temi proposti dalla scienza e dalla filosofia (e dall’arte). Insomma, intendiamo stimolare altre e variegate letture». Così scriveva Pietro nell’editoriale che inaugurò la rubrica L’angolo Pi Greco.

Con Bruno Arpaia, che non smetterò mai di ringraziare per avermelo fatto conoscere, scherzavamo sulla grande produzione culturale di Pietro. Glielo avevo anche chiesto: ma come fai Pietro a scrivere tutti questi libri? Lui sorrideva e socchiudeva un po’ di più gli occhi.

La sua ultima lezione, per gli studenti del corso di Divulgazione naturalistica dell’università di Padova, una lezione sulla comunicazione della scienza, è come un testamento. Il racconto di una vita, la sua, dedicata alla divulgazione scientifica. Un documento prezioso che spiega meglio e più di tante parole le qualità di Pietro Greco. Ne scrive Telmo Pievani, suo grande amico, su Il Bo live di cui Pietro Greco era il caporedattore. Ascoltatela.

In occasione di un incontro con gli studenti che organizzammo a Pescara, in quell’occasione presentammo il volume della collana La scienza e l’Europa, Il primo Novecento, gli chiesi, così come avevo fatto con tutti gli autori che avevamo ospitato, una lista di libri da consigliare agli studenti. Non i migliori per gli studenti, ma i preferiti di Pietro Greco. In realtà gli chiesi due liste. La prima con dieci titoli, senza tempo ovvero di tutti i tempi, e la seconda di tre titoli, ma di autori solo contemporanei. Tornò ad Ischia e dopo due giorni me la inviò.

La Divina Commedia, Dante Alighieri_1321
Sidereus Nuncius, Galileo Galilei_1610
L’origine delle specie, Charles Darwin_1859
Delitto e castigo, Fëdor Dostoevskij_1866
Guerra e pace, Lev Tolstoj_1865-1869
Il Manifesto del Partito Comunista, Karl Marx, Friedrich Engels_1848
Il mostro di Frankestein, Mary Shelley_1818
Orgoglio e pregiudizio, Jane Austen_1813
Se questo è un uomo, Primo Levi_1947
Il sistema periodico, Primo Levi_1975

I tre libri contemporanei invece furono:

La rivoluzione dimenticata, Lucio Russo_2013
Qualcosa, là fuori, Bruno Arpaia_2016
Specchi nel cervello, Giacomo Rizzolatti, Corrado Sinisgaglia_2019

Il suo era un sapere bello, affascinante. Riempiente. Una persona educata, colta. Di una cultura vasta e profonda. Ma forse il suo maggior pregio era l’umiltà. Umile come solo i grandi per davvero sanno essere.

Ciao Pietro, grazie di tutto. Grazie soprattutto della tua amicizia. Il tuo sorriso lo custodirò per sempre dentro di me.

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