Salviamo il nostro calcio con la bellezza e la fantasia

Darwin Pastorin

Gli Europei in Germania: così lontani e così vicini. Nei giorni delle Olimpiadi parigine, dove speriamo di riempirci di medaglie e bellezza, il calcio italiano, alle prese con le prime amichevoli di preparazione al campionato, non smette di interrogarsi sull’ennesimo fallimento sportivo.

Fuori dagli ultimi due mondiali, con il trono continentale, conquistato da Mancini nel 2012, abbandonato dalla pallida Italia agli ottavi di finale contro la Svizzera: sconfitta, scevra da attenuanti, 2-0 contro la Svizzera, senza che il commissario tecnico Spalletti e il presidente Gravina sentissero il dovere delle dimissioni. Andiamo avanti, verranno momenti migliori, ecco la morale della malinconica storia.

Ma cosa bisogna fare per dare una scossa a questo nostro football, soprattutto a livello di nazionale?

Intanto, dare fiducia ai nostri giovani azzurrini che continuano a porsi in luce, a vincere e a convincere con le varie under. La Spagna, che ha dominato in terra tedesca, sei partite sei successi, ha messo in mostra, oltre ai vari Rodri e Olmo, Cucurella e il capitano Morata (l’ex Juve acquistato dal Milan), autentici fenomeni in attacco: Nico Williams, 22 anni, e soprattutto, il funambolico Lamin Yamal, 17 anni compiuti il giorno prima della finale con l’Inghilterra. Una coppia che non aveva vincoli tattici: ma poteva, in qualsiasi frangente, liberare la fantasia, uscire dallo spartito, esibendosi in dribbling e finte.

Grande merito è stato dell’allenatore Luis de la Fuente, già vincente con le furie rosse under 19 e under 21, più un argento con la rappresentativa olimpica a Tokyo. Lo hanno definito Normal One, un personaggio, cioè, che parla poco e dimostra il proprio valore soltanto con i fatti, nel far maturare le giovani leve senza ossessionarle con la freddezza e il cinismo dei moduli. Ha le sue idee tecnico-tattiche, è ovvio, ma permette ai suoi talenti di improvvisare: perché la fantasia, al contrario che dalle nostre parti, anche a livello di scuole-calcio!, deve essere liberata, non conoscere vincoli e catene.

Impariamo a dire ai nostri ragazzi: prendete il pallone e divertitevi, perché abbiamo bisogno di poesia e non di prosa, di ribelli e non di professori. Facciamo chiarezza, una volta per sempre, sulla questione ius soli sportivo, allontaniamo i genitori invadenti durante gli incontri dei figli e riportiamo il pallone a vestirsi di estetica e non di geometria.

Ai mister e agli aspiranti calciatori, infine, consigliamo una lettura per questa caldissima estate: Azzurro tenebra di Giovanni Arpino, il nostro più significativo romanzo dentro il mondo del football, riproposto da minimum fax. Perché «il calcio, come la letteratura, se ben praticato, è forza di popolo. I dittatori passano. Passeranno sempre. Ma un gol di Garrincha è un momento eterno. Non lo dimentica nessuno», ci ha insegnato il narratore brasiliano Edilberto Coutinho.

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