Samantha Cristoforetti: oltre la guerra, oltre le discriminazioni

Sono le 16.00 di un 21 luglio torrido. L’emozione è alle stelle, dovremmo esserci! Ma dalla International Space Station arriva il tweet. «I membri dell’equipaggio sono in ritardo di alcuni minuti rispetto al programma per la passeggiata spaziale di oggi, sono in corso i preparativi finali. Oleg Artemyev e Samantha Cristoforetti si sono preparati nella Poisk airlock, dove la depressurizzazione è quasi completa».

Bene, attendiamo ancora…

Alle 16.50, ora italiana, arriva la notizia ufficiale: «Cristoforetti began their spacewalk today at 10:50am ET to outfit the European Robotic Arm on the space station’s Nauka laboratory».

E così, dopo quasi due ore trascorse nella camera di compensazione (airlock) – quella che fa sì che l’ossigenazione del corpo possa adattarsi al vuoto all’interno dello scafandro – Samantha Cristoforetti è la prima donna europea a compiere una Extra-Vehicular Activity (ESA, attività extraveicolare), come vengono chiamate formalmente le «passeggiate fra le stelle»; su 240 fra astronauti e cosmonauti che hanno fatto EVA, solo 16 donne sono state finora coinvolte in questa impresa. L’uscita è avvenuta a 400 chilometri dalla Terra, dopo avere sorvolato l’Argentina e mentre la Stazione Spaziale attraversava una zona di luce durante la sua orbita di 93 minuti sopra l’Atlantico.

«Cristoforetti comincia la sua passeggiata spaziale», comunicano dalla ISS: a parte sopportare l’estremo livello di pressurizzazione della tuta, le sette ore previste di impegno fisico e di difficili operazioni da svolgere in condizioni durissime, non sono propriamente una passeggiata, ma Oleg Artemyev e Samantha Cristoforetti iniziano la loro lunga attività. Devono installare piattaforme e apparati sulla superficie della Nauka e un braccio telescopico che dovrà collegare i moduli russi Zarya e Poisk (per facilitare passeggiare future). Durante l’attività extraveicolare è anche previsto il rilascio in orbita di 10 nano-satelliti, concepiti per raccogliere dati radio-elettronici nelle sette ore dedicate alla missione, talmente piccoli che i due astronauti potranno lanciarli a mano. Lavoreranno anche alla preparazione del braccio robotico europeo ERA, che «permetterà di azionare nel complesso orbitale nuovi modi di utilizzare le macchine automatizzate. Sarà in grado di eseguire molte attività automaticamente o semi-automaticamente, potrà essere comandato dall’interno o dall’esterno della Stazione ed essere controllato direttamente o programmato in anticipo», spiegano dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Samantha dovrà effettuare delle verifiche di protezione della telecamera del braccio per controllare che sia sufficientemente trasparente da consentire l’uso di una luce laser per la guida degli spostamenti e delle prese del braccio robotico.

Si è appena celebrato l’anniversario del primo uomo sulla Luna, ma dopo 53 anni lo spazio è ancora nei nostri sogni e una donna è di nuovo protagonista. Penso a Margaret Hamilton che il 20 luglio 1969 salva la missione spaziale Apollo11. A soli tre minuti all’allunaggio il computer di bordo segnala «1202-ALLARME GRAVE». Ne è causa un sovraccarico di dati. PANICO!

Armstrong ricorda di aver visto questi stessi segnali durante le simulazioni. Ricorda che, pur ignorandoli, la manovra si era conclusa con successo. Come per magia, il computer si riavvia da solo… Margaret Hamilton, scrivendo il software di controllo della navicella, aveva previsto questa eventualità, il suo programma era concepito per dare la precedenza alle procedure più importanti. Lo sbarco è reso possibile grazie alle sue esatte previsioni.

Ritorno a seguire la diretta. Come prima attività, i due cosmonauti hanno rilasciano i dieci nanosatelliti, otto YuZGU-55 e due Tsiolkovsky-Ryazan, realizzati dagli studenti universitari russi. Questa operazione si rivela più complessa del previsto, i tempi si dilatano e volano le prime due ore dell’EVA: Samantha li preleva da apposite sacche, porgendoli ad Artemyev per il lancio nello spazio nel verso contrario all’orbita della stazione. Tutto scorre liscio, è impressionante la sicurezza nei movimenti di entrambi, spesso fanno una pausa per foto e video. Ci sono due persone fuori da un veicolo che corre a 28.000 chilometri orari e si trova a oltre 400 chilometri dalla Terra, che si parlano via radio e noi li stiamo ascoltando… meraviglioso!


Alle 20.30, dalla sala di controllo di Huston, dopo più di 3 ore, arriva la domanda premurosa «Samantha, come stai?», «Molto bene, grazie» è la sua risposta, lei e il collega russo stanno di nuovo armeggiando attorno al braccio robotico, rimuovendo le protezioni delle telecamere ai due vertici del braccio.

Alle 23.23, la Stazione Spaziale passa sopra l’Europa, per la seconda volta da quando è iniziata la passeggiata, e loro sono ancora lì fuori. Alzo lo sguardo e penso che lassù, nelle immensità dello spazio, tutto diventa piccolo, tutto acquisisce un significato diverso.

Samantha e Oleg indossano tute spaziali alimentate con batterie autonome e sono collegati con un sottile cordone ombelicale al modulo della Stazione. Ogni 45 minuti passano da una temperatura esterna di +100 gradi (esposizione al sole) a meno 150 gradi (nel cono d’ombra), ma hanno il corpo protetto da questi sbalzi dalla tuta trapuntata di tubicini in cui scorre liquido refrigerante. È possibile distinguerli grazie ai differenti colori delle strisce sulle gambe, sugli zaini e sulle braccia: il cosmonauta russo ha strisce rosse, mentre Cristoforetti la si identifica dalle strisce blu.

Sette ore è il tempo quasi al limite di autonomia delle tute Orlan, oltre non si può andare, infatti, dopo 6 ore e 30 minuti all’esterno, viene dato ordine di rientrare. Assai laboriosa l’operazione inversa nell’airlock, serve un’altra mezz’ora per completare la check list di tutto quello che bisognava riportare all’interno della camera pressurizzata. La missione è stata un successo, solo un breve allarme alle 20:25, subito rientrato, per un possibile rischio di impatto con detriti orbitanti. La bandiera verdebiancorossa si è di nuovo vista sulla manica sinistra di Samantha, su uno sfondo azzurro della Terra, vertiginoso e affascinante.

Cristoforetti vive e lavora a bordo della ISS dal 27 aprile, è responsabile dell’area orbitale statunitense e di tutte le operazioni di moduli e componenti statunitensi, europei, giapponesi e canadesi.

L’italiana e il russo hanno infranto le barriere, hanno azzerato ogni confine. Alziamo gli occhi al cielo perché la nostra Samantha, così distante dalla Terra, ci ha tenuti lontano dalla guerra. Una grande lezione di pace che è arrivata dallo spazio.


Per approfondire

Per rivedere la missione (NASA): https://youtu.be/21X5lGlDOfg

Per la storia di Margareth Hamilton si veda Carla Petrocelli, Il computer è donna. Eroine geniali e visionarie che hanno fatto la storia dell’informatica, Edizioni Dedalo, 2019.

International Space Station, Russian, European Spacewalkers Wrap Up Robotic Arm Excursion, https://www.nasa.gov/mission_pages/station/main/index.html

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